mercoledì 21 dicembre 2011
LA FEDELTÀ DEL CANE
Il deprecarne l'infedeltà è uno dei modi più consueti di criticare il seduttore evoluto. L'impeto etico che ispira l'indignazione arriva in genere a prefigurare una irreversibile decadenza del genere umano se prendesse piede la sua arte di conquistare la simpatia e l'interesse dell'altro sesso. L'instabilità delle relazioni ne sarebbe la drammatica conseguenza e chi sfascia la coppia, si argomenta, sfascia la famiglia, dunque la società, dunque la convivenza civile nazionale nonché planetaria.
Il seduttore evoluto, benché consideri ogni critica degna di grande attenzione, si riserva il diritto di fare un'eccezione: proprio non gli riesce di prendere seriamente tutto il bene che si dice della fedeltà. Risulta per esempio stupefacente che proprio un animale come il cane ne sia diventato l'emblema. La nostra lingua porta infatti una traccia significativa del disprezzo che si riserva a questo non sempre delizioso animaletto. Tutto ciò che lo riguarda è spregevole: il morire o il viver come lui, il menarlo per l'aia o lo svegliarlo mentre dorme, il prenderlo a calci o il portagli rispetto al posto del padrone, il raddrizzargli le gambe o essere suo figlio.
Con ogni probabilità il disprezzo nasce dal fatto che il patto di fedeltà si genera da una reciproca debolezza, quella di dovere placare la propria insicurezza, sia pure con certezze illusorie. Il padrone finge di non sapere che la fedeltà dell'animale vale per un padrone, per qualsiasi padrone. L'animale sa bene che morto un cane... se ne trova un altro. Per vivere bene in questa illusione è necessario privare sé e l'animale della facoltà del discernimento: la scelta iniziale è l'unica che conta. Una volta stabilito il patto di fedeltà si dettano norme stringenti di limitazione dei propri comportamenti. Importante è soprattutto ciò che non si fa, ciò che si deve evitare. Tutto l'amore possibile può essere vanificato da un gesto. “Pensavo che tu mi amassi” è la frase più consueta di chi si sente tradito. “Ma come? – si potrebbe ribattere – Non sei in grado di capire da sola con la tua sensibilità e attenzione se ti amo o no, hai bisogno di segnali che te lo dicano?!”.
Il seduttore evoluto non si prescrive né la fedeltà, né infedeltà. Si prende il diritto e la responsabilità di decidere volta per volta. Non vuole illudere l'amata offrendole impossibili certezze: chi mai tra gli umani può garantire del futuro? Affronta il rischio della vita senza privarsi di nulla: se si limita è perché la rinuncia lo ricompensa di più dell'aprirsi al nuovo. Se si apre al nuovo è perché sente che il richiamo della vita è più forte di ogni altro suo bisogno. Chi non è fedele nei confronti di se stesso e della propria natura non può esserlo nei confronti di nessun altro.
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