La letteratura ci offre spesso la possibilità di scoprire cose delle nostra vita reale. Un'opera teatrale molto lontana da noi – Emilia Galotti di Gotthold Ephraim Lessing del 1772 – può fornire insegnamenti di grande attualità e interesse a un seduttore sulla via dell'evoluzione.
Ricordiamo brevemente la tragica vicenda: la bella Emilia, già promessa sposa viene corteggiata così efficacemente dal Principe di Guastalla Hettore Gonzaga tanto da mettere la giovane eroina di fronte a una tragica alternativa: tradire il promesso sposo, diventare una delle tante conquiste del nobile signore, gettare così nel discredito la famiglia borghese, oppure scegliere la morte. Emilia opta per questa seconda tragica possibilità e lo fa nel modo più crudele, vale a dire coinvolgendo il padre incaricandolo di colpirla a morte.
In che modo – ci si chiederà – il signore di Guastalla è riuscito a coinvolgere passionalmente la giovane donna tanto da far sì che possa liberarsi del suo seduttore solo con la morte? Perché non è in grado di fare valere la nuova idea di libertà e autodeterminazione fieramente proclamata da quella classe borghese a cui appartiene?
Per trovare un risposta a questa domanda occorre innanzitutto notare come il principe non eserciti affatto il suo potere di casta ed economico su di lei. Non la minaccia né le promette nulla. Dopo anzi il primo incontro fatale – avvenuto significativamente in un luogo più che sicuro: in chiesa – si può dire che scompaia fisicamente dalla sua vita. Non si preoccupa affatto di conquistarne con parole o azioni la benevolenza, anzi fa proprio il contrario. Tutto ciò che intraprende è infatti anche ciò che può allontanarla con ribrezzo da lei: fa uccidere il promesso sposo.
Come vi sia in Emilia una forza più potente della ragione e della morale che la attira verso quell'uomo lo si scopre in un intenso monologo in cui fa una terribile confidenza al padre stravolto e smarrito: è stato un breve contatto visivo col principe a sconvolgerla, ad accendere i suoi istinti e i suoi desideri più profondi. Confessa che non può far nulla per difendersi dal loro assalto. Sono una forza che non proviene dall'esterno, non quella del principe potente prevaricatore, ma che è già in lei e parte di lei. L'ultima frase, forse un po' kitsch per la sensibilità odierna – “Hai appena spezzato una rosa, prima che la tempesta la sciupasse” – dice di una furia del tutto interiore che solo nella tragedia della morta può essere soffocata.
Se sappiamo guardare oltre il tono e la vicenda tragica riusciamo a cogliere importanti insegnamenti sulla strada dell'evoluzione nella seduzione:
a) non esiste lusinga, premio, minaccia in grado di accendere la passione nell'intimità dell'animo altrui. La scintilla della passione può accendersi solo dall'interno. Anche la scelta dei tasti giusti non è garanzia di buona musica se lo strumento non è in grado di suonare bene. D'altro canto è pure possibile che da note sbagliate possono prodursi casualmente splendidi accordi;
b) in ogni azione umana, in particolare in quelle del seduttore, vi è sempre un resto di imprevedibilità che rende ogni attore anche spettatore impotente di ciò che accade. In parole più povere: se non ci sta, non ci sta ed è inutile insistere troppo. Se d'altro canto è perfettamente inutile anche l'impegno più serio e dispendioso, l'unico criterio a cui attenersi è quello del piacere: fare solo ciò che piace e che fa stare bene.
Il principe di Guastalla, nonostante tutto il suo potere, utilizza uno strumento di seduzione che non è guidato solo dalla volontà del seduttore, ma che ha bisogno della collaborazione attiva della sedotta. Del resto non vi sarebbe seduzione ma solo prevaricazione.
Ricordiamo brevemente la tragica vicenda: la bella Emilia, già promessa sposa viene corteggiata così efficacemente dal Principe di Guastalla Hettore Gonzaga tanto da mettere la giovane eroina di fronte a una tragica alternativa: tradire il promesso sposo, diventare una delle tante conquiste del nobile signore, gettare così nel discredito la famiglia borghese, oppure scegliere la morte. Emilia opta per questa seconda tragica possibilità e lo fa nel modo più crudele, vale a dire coinvolgendo il padre incaricandolo di colpirla a morte.
In che modo – ci si chiederà – il signore di Guastalla è riuscito a coinvolgere passionalmente la giovane donna tanto da far sì che possa liberarsi del suo seduttore solo con la morte? Perché non è in grado di fare valere la nuova idea di libertà e autodeterminazione fieramente proclamata da quella classe borghese a cui appartiene?
Per trovare un risposta a questa domanda occorre innanzitutto notare come il principe non eserciti affatto il suo potere di casta ed economico su di lei. Non la minaccia né le promette nulla. Dopo anzi il primo incontro fatale – avvenuto significativamente in un luogo più che sicuro: in chiesa – si può dire che scompaia fisicamente dalla sua vita. Non si preoccupa affatto di conquistarne con parole o azioni la benevolenza, anzi fa proprio il contrario. Tutto ciò che intraprende è infatti anche ciò che può allontanarla con ribrezzo da lei: fa uccidere il promesso sposo.
Come vi sia in Emilia una forza più potente della ragione e della morale che la attira verso quell'uomo lo si scopre in un intenso monologo in cui fa una terribile confidenza al padre stravolto e smarrito: è stato un breve contatto visivo col principe a sconvolgerla, ad accendere i suoi istinti e i suoi desideri più profondi. Confessa che non può far nulla per difendersi dal loro assalto. Sono una forza che non proviene dall'esterno, non quella del principe potente prevaricatore, ma che è già in lei e parte di lei. L'ultima frase, forse un po' kitsch per la sensibilità odierna – “Hai appena spezzato una rosa, prima che la tempesta la sciupasse” – dice di una furia del tutto interiore che solo nella tragedia della morta può essere soffocata.
Se sappiamo guardare oltre il tono e la vicenda tragica riusciamo a cogliere importanti insegnamenti sulla strada dell'evoluzione nella seduzione:
a) non esiste lusinga, premio, minaccia in grado di accendere la passione nell'intimità dell'animo altrui. La scintilla della passione può accendersi solo dall'interno. Anche la scelta dei tasti giusti non è garanzia di buona musica se lo strumento non è in grado di suonare bene. D'altro canto è pure possibile che da note sbagliate possono prodursi casualmente splendidi accordi;
b) in ogni azione umana, in particolare in quelle del seduttore, vi è sempre un resto di imprevedibilità che rende ogni attore anche spettatore impotente di ciò che accade. In parole più povere: se non ci sta, non ci sta ed è inutile insistere troppo. Se d'altro canto è perfettamente inutile anche l'impegno più serio e dispendioso, l'unico criterio a cui attenersi è quello del piacere: fare solo ciò che piace e che fa stare bene.
Il principe di Guastalla, nonostante tutto il suo potere, utilizza uno strumento di seduzione che non è guidato solo dalla volontà del seduttore, ma che ha bisogno della collaborazione attiva della sedotta. Del resto non vi sarebbe seduzione ma solo prevaricazione.

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