domenica 25 settembre 2011

LA SEDUZIONE E IL CASO




Molti manuali di seduzione, quasi tutti, identificano il caso e gli imprevisti  come i più grandi nemici della seduzione. Tutti i consigli, le strategie e le esercitazioni che propongono hanno come unico scopo quello di eliminarli affinché il seduttore tirocinante possa dirigersi con sicurezza verso la meta di una conquista. Per il Manuale del seduttore evoluto invece il caso e l'imprevisto non sono affatto aspetti accidentali da rimuovere ma al contrario elementi fondamentali della seduzione che devono essere valorizzati in tutte le loro possibilità. Si può anzi affermare che l'occasionale e l'imponderabile siano caratteri costitutivi della seduzione e che senza questi non vi sia bisogno di seduttori, men che meno di quelli evoluti. Come si potrebbe parlare di seduzione se non fossero necessari i loro artefici? Sarebbe una pretesa del tutto insensata quella di eliminare i seduttori con lo scopo di insegnare come si seduce.

Salvare e valorizzare gli imprevisti significa salvare e valorizzare la realtà  della seduzione. Allontanarli porterebbe a una sorta di disumanizzazione dei rapporti che trasformerebbe gli esseri umani in automi e l'avventura della seduzione in una banale e annoiata esecuzione di procedure.

La casualità è la base su cui si muove il seduttore e non come molti cattivi manuali fanno credere l'ostacolo da rimuovere. L'incontrare o non incontrare una bella ragazza, la sua chiusura o la sua disponibilità, il suo umore favorevole o sfavorevole dipendono da circostanze che nessun manuale può insegnare a controllare. Tra una seduzione e il nulla la differenza è data da un ritardo di un autobus, da un temporale che fa correre sotto la prima tettoia, da un posto libero a un cinema all'aperto. Un congresso può rappresentare l'esperienza più mortifica di tutto un anno o l'avventura più esaltante da molti lustri in base a dove il destino fa sedere l'affascinante dottoressa. E poi ancora molte pressoché infinite faccende imperscrutabili segnano la differenza tra il tutto e il niente: una cervicale che irrigidisce collo e mente, un mutuo che rende funereo ogni pensiero, lo squillo di un cellulare che fa morire sul nascere la più promettente delle conversazioni.

Chi pretende di dirigersi sicuro e senza problemi verso una meta deve mettersi il paraocchi. Godere del piacere della seduzione è però aprirsi alla policromia della realtà. Accettare il fatto che non tutti i colori hanno la tonalità che ci si aspetta rende disponibili ad accogliere le occasioni della vita nella loro costitutiva imprevedibilità.

lunedì 19 settembre 2011

LE BARRIERE NELL'APPROCCIO




Le buone opere letterarie evitano in genere di presentare esempi totalmente positivi che inducano all'imitazione. Al contrario mettono preferibilmente in scena quei difetti e quelle piccolezza che gli umani tendono a nascondersi. Ed è così che insegnano soprattutto cosa non si debba fare e come non ci si debba comportare. Nel dramma Torquato Tasso di Goethe – scritto nel 1790 e rappresentata per la prima volta nel del 1807 – la figura del grande poeta rinascimentale ci insegna come non ci si debba comportare quando ci si rivolge a una donna per dichiararle il proprio amore o anche solo il proprio interesse. L'errore fondamentale del poeta, ma anche quello più frequente di chi poeta non è, è quello di farsi dominare dal tumulto di sensazioni che possono cogliere di fronte a una donna attraente dimenticando ogni buona norma relazionale.

Concentrarsi unicamente su ciò che accade nella propria intimità ha come pericolosa conseguenza quella di  ignorare chi ci sta di fronte. Invece di considerare la bella donna a cui ci si rivolge come partner di una comunicazione da sviluppare in modo reciproco, la si degrada a semplice spettatore di una rappresentazione raramente di grande interesse: quella di sé, della proprie speranze e dei propri timori. Un attore che recita sulla scena lo si osserva e lo si giudica, non ci si mette a parlare con lui, non si manifesta se stessi, ciò che si è e si desidera. Tra un attore e il pubblico vi è infatti una parete invalicabile. Un approccio à la Tasso crea dunque distanze e barriere, l'esatto contrario insomma di ciò che normalmente si vuole ottenere. Del resto chi si concentra su se stesso e pensa solo alla gioia che l’incontro gli regala o al timore che gli procura, è il primo a erigere una parete. Non apprende nulla della persona che ha di fronte, della sua sensibilità, della sua disponibilità e della sua condizione.

Nell'avvicinarsi a qualcuno, in particolare nella seduzione,  non è ammesso tutto ciò che viene istintivo e spontaneo. Il Tasso di Goethe si sbaglia di grosso quando esclama: “È permesso tutto ciò che piace”. Giustamente la principessa lo corregge: “È permesso tutto ciò che è opportuno”. E certamente inopportuno in un primo incontro è l'inscenare una gioia che deve essere ancora conquistata. Allo stesso modo ha un effetto molto fastidioso il mettersi a tremare al pensiero che questa gioia potrebbe essere preclusa. Il risultato non può essere quello di rimanere soli coi propri fantasmi.

mercoledì 14 settembre 2011

PREVARICAZIONE O SEDUZIONE?


La letteratura ci offre spesso la possibilità di scoprire cose delle nostra vita reale. Un'opera teatrale molto lontana da noi – Emilia Galotti di Gotthold Ephraim Lessing del 1772 –  può fornire insegnamenti di grande attualità e interesse a un seduttore sulla via dell'evoluzione.

Ricordiamo brevemente la tragica vicenda: la bella Emilia, già promessa sposa viene corteggiata così efficacemente dal Principe di Guastalla Hettore Gonzaga  tanto da mettere la giovane eroina di fronte a una tragica alternativa: tradire il promesso sposo, diventare una delle tante conquiste del nobile signore, gettare così nel discredito la famiglia borghese, oppure scegliere la morte. Emilia opta per questa seconda tragica possibilità e lo fa nel modo più crudele, vale a dire coinvolgendo il padre incaricandolo di colpirla a morte.

In che modo – ci si chiederà – il signore di Guastalla è riuscito a coinvolgere passionalmente la giovane donna tanto da far sì che possa liberarsi del suo seduttore solo con la morte? Perché non è in grado di fare valere la nuova idea di libertà e autodeterminazione fieramente proclamata da quella classe borghese a cui appartiene? 

Per trovare un risposta a questa domanda occorre innanzitutto notare come il principe non eserciti affatto il suo potere di casta ed economico su di lei. Non la minaccia né le promette nulla.  Dopo anzi il primo incontro fatale – avvenuto significativamente in un luogo più che sicuro: in chiesa – si può dire che scompaia fisicamente dalla sua vita. Non si preoccupa affatto di conquistarne con parole o azioni la benevolenza, anzi fa proprio il contrario. Tutto ciò che intraprende è infatti anche ciò che può allontanarla con ribrezzo da lei: fa uccidere il promesso sposo.

Come vi sia in Emilia una forza più potente della ragione e della morale che la attira verso quell'uomo lo si scopre in un intenso monologo in cui fa una terribile confidenza al padre stravolto e smarrito: è stato un breve contatto visivo col principe a sconvolgerla, ad accendere i suoi istinti e i suoi desideri più profondi. Confessa che non può far nulla per difendersi dal loro assalto. Sono una forza che non proviene dall'esterno, non quella del principe potente prevaricatore, ma che è già in lei e parte di lei. L'ultima frase, forse un po' kitsch per la sensibilità odierna – “Hai appena spezzato una rosa, prima che la tempesta la sciupasse” –  dice di una furia del tutto interiore che solo nella tragedia della morta può essere soffocata.

Se sappiamo guardare oltre il tono e la vicenda tragica riusciamo a cogliere importanti insegnamenti sulla strada dell'evoluzione nella seduzione:

a) non esiste lusinga, premio, minaccia in grado di accendere la passione nell'intimità dell'animo altrui. La scintilla della passione può accendersi solo dall'interno. Anche la scelta dei tasti giusti non è garanzia di buona musica se lo strumento non è in grado di suonare bene. D'altro canto è pure possibile che da note sbagliate possono prodursi casualmente splendidi accordi;

b) in ogni azione umana, in particolare in quelle del seduttore, vi è sempre un resto di imprevedibilità che rende ogni attore anche spettatore impotente di ciò che accade. In parole più povere: se non ci sta, non ci sta ed è inutile insistere troppo. Se d'altro canto è perfettamente inutile anche l'impegno più serio e dispendioso, l'unico criterio a cui attenersi è quello del piacere: fare solo ciò che piace e che fa stare bene.


Il principe di Guastalla, nonostante tutto il suo potere, utilizza uno strumento di seduzione che non è guidato solo dalla volontà del seduttore, ma che ha bisogno della collaborazione attiva della sedotta. Del resto non vi sarebbe seduzione ma solo prevaricazione.


mercoledì 7 settembre 2011

LA FELICE SOLITUDINE DEL SEDUTTORE



Nella nostra società si apprezzano coloro che possono vantare un gran numero di amicizie. Chi sta spesso da solo e non è “popolare” non gode di grande prestigio. Sui social network il numero degli amici ha più o meno lo stesso valore del conto in banca. Per questo vi sono innumerevoli manuali che insegnano a essere una persona di eccellenti capacità comunicative e di esorbitante espansività. Lo scopo è quello di  insegnare a essere il meno soli possibile. Nessuna felicità è concepita nella solitudine. La pubblicità ce lo ricorda in ogni occasione: vive contento chi si circonda di persone belle e sexi. La solitudine è esalta solo dove è compensata da valori che comunque presuppongono una buona compagnia: un diamante da esibire, un gelato da leccare.
 

I soliti manuali di seduzione non fanno eccezione: seduce soltanto –  si vuole far credere – chi è sempre all'erta, sempre alla caccia di una conquista. Il seduttore evoluto ragiona invece esattamente al contrario: seduce chi è capace di stare da solo e di starci bene. Un seduttore evoluto, a differenza di un seduttore primitivo, non lascia mai l'impressione di avere bisogno di fare qualcosa per ottenere benessere e appagamento. Mettere poi in mostra il desiderio di un contatto fisico avvicinandosi senza remore a una persona attraente è un modo certo per farla scappare. Mai come in questo caso una impertinente vicinanza fisica produce una invalicabile distanza psicologica. La volontà di attrarre si risolve in un effetto repellente.
 

Un uomo può essere riconoscibile al meglio nella sua originalità e particolarità  quando è da solo. Appena entra in contatto con altri l'esigenza di comunicare gli fa assumere un ruolo, indossare una maschera. I manuali di seduzione primitivi concepiscono l'approccio unicamente come azione di avvicinamento. In tal modo possono suggerire esclusivamente comportamenti standardizzati che rendono anonimo e irriconoscibile chi li compie. È allora istintivo prendere le distanza da chi si nasconde, non sa o non vuole comunicare chi è.
 
La strategia della comunicazione a distanza, le tecniche dell'indugio, del  “nascondiglio” e della preparazione del “terreno” suggerite dal "Manuale del seduttore evoluto" permettono innanzitutto di mostrarsi come si è, per così dire “al naturale” senza la maschera stereotipata del conquistatore. Inoltre, aspetto connesso a questo ma di certo non meno importante, trasmettono una sensazioni di grande valore nella seduzione: il mistero di chi è in armonia con se stesso e non ha bisogno di cercare oltre.





COLTA SUL FATTO Ero andato ad aspettare Olga all’aeroporto, lo facevo spesso per evitarle la fila ai taxi. L’avevo intravista gi...