sabato 25 giugno 2011

La seduzione della bella collega subordinata 2

Il capitolo suggerisce come il ruolo gerarchicamente superiore consigli l'opzione per una strategia considerata tipicamente femminile: l'accappararsi il ruolo di preda che scappando indica la strada al cacciatore col percorso della sua fuga. Tuttavia il seduttore evoluto che voglia cimentarsi nella subdolamente facile impresa della seduzione di una subordinata, dovrebbe essere in grado di fare qualcosa di più: impossessarsi almeno in parte di una virtù peculiare all'animo femminile: il vivere con la stessa intensità il sogno e la vita, l'immaginazione e la realtà. È una virtù questa che richiede, al contrario di ciò che comunemente si pensa, uno spiccatissimo senso del reale. Per non perdersi, per non confondere pericolosamente l'uno con l'altro dei piani, è indispensabile imparare a conoscere bene i loro confini e le loro possibilità. Nel caso dunque che il seduttore evoluto per ragione di lavoro sia messo a stretto contatto con la bella e apparentemente disponibile subordinata ha una sola strada: separare nel modo più netto la realtà del suo apparire dalle fantasie che gli occupano con tanto diletto la mente.  La possibilità di cogliere una rosa dalle troppe spine senza ferirsi è contenuta nel suo sapere trasformare l'energia vitale alimentata dall'eros nello stimolo a dare il meglio di sé come specialista del proprio campo, come medico, come abile negoziatore. L'unica carta che in quella circostanza più giocare è quella dell'autorevolezza fornitagli dalle sue capacità. Per questo deve sviluppare l'abilità di tradurre l'ebbrezza disordinata dei sensi nell'ordine delle sue competenze. Il turbinio del suo mondo interiore deve emerge nella rilassata e sovrana consapevolezza della sua professionalità. Solo così può evitare il gesto violento di soffocare in lui la bellezza dell'istinto e godere di una presenza fisica tanto stimolante.

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