lunedì 5 agosto 2019

UNA DICHIARAZIONE D'AMORE SCONSIDERATA


Dialoghi dall'altro mondo:

Il poeta Torquato Tasso e la Principessa Eleonora 

da: Wolfgang Goethe, "Torquato Tasso" (1790)




"Tu sei ancora quale mi apparisti la prima volta, un angelo santo! Perdona al fosco sguardo di un mortale se per un istante poté conoscerti. Egli ti riconosce; ora l'anima sua si apre tutta per adorarti eternamente; il cuore si ricolma di tenerezza." (W. Goethe, "Torquato Tasso", scena IV)

 
ELEONORA – È una poesia meravigliosa, ma Voi siete stato oltremodo ridicolo nel proporla come una vera dichiarazione d'amore. E non solo ridicolo è stato il modo. Chiedere la mano a me, alla sorella del Duca, poteva essere inteso solo come un affronto a chi Vi ospitava con tanta cura. A corte si valutò per Vostra fortuna lo sgarbo con generosità, come il gesto sconsiderato di una mente frastornata che non sa della differenza tra la poesia e la vita. Ora, anche se entrambi siamo spiriti che vivono in un altro mondo, potete ben capire come allora non sarebbe mai bastata una poesia a rendere possibile un amore.

TASSO – Ho scelto per Voi le parole migliori che conoscessi. Ma la mia lingua non era solo un abito per le occasioni importanti. Era il modo più vero di dare una voce a ciò che voce non può avere. Cosa ne avreste mai potuto comprendere Voi, col Vostro parlare ligio e vuoto! Solo vanità si racchiudeva nei Vostri modi cortesi. E pure io, della Vostra vanità, ne sono stato strumento del tutto inconsapevole. Non solo in quell'infausto frangente in cui misi a nudo la mia anima per il vostro disprezzo.

ELEONORA – Dovete ammettere che nella Corte di cui eravate ospite prezioso, la vita aveva almeno quella chiarezza, quella forma e quella solidità che a Voi faceva del tutto difetto. Il Vostro cuore era vivo e quando parlava sapeva emozionarci e struggerci. Tuttavia quando era la Vostra mente a parlare non ne facevate bella figura. 

TASSO – Come potevate voi che non conoscevate la lingua del cuore comprendere la lingua della mente? Quello che appariva ai vostri orecchi soltanto groviglio informe era in realtà un ordine sublime a cui voi, come tutti i Vostri simili, eravate distante come distanti vi sono le stelle del cielo.

ELEONORA – Avrete pure indicato la vie più sublimi dell'universo, ma qui sulla terra non sapevate nemmeno dove andare: volevate prima ritirarVi in una residenza di campagna del Duca, poi affermaste che non volevate più farVi vedere e subito dopo che non potevate più vivere senza di me. Quando arrivaste a chiedere la mia mano fu il segno definitivo della Vostra insania.

TASSO – Mi ero innamorato di ciò che eravate diventata nella mia poesia. Siete stata l'origine del mio ardore poetico, ma il frutto non Vi ha rassomigliato in nulla. Non avrebbe mai potuto rassomigliarVi, ben lo sapevo. Del resto, Voi, Eleonora, senza la mia poesia, la Vostra fama avrebbe avuto il destino di una mosca che muore col giorno.

ELEONORA – Non avevate assunto l'incombenza di confortarci e rasserenarci con la dolcezza delle Vostre parole? Questa era la ragione della Vostra presenza a Corte. Che abbiate preteso di più e di meglio dice come anche Voi non foste immune dalla vanagloria. La Vostra ambizione vi ha portato persino a sfidare Antonio, geloso del rispetto e del potere di cui godeva come uomo di comando. Avete cercato di fare mercimonio della Vostra fama di poeta.

TASSO – Nulla avete compreso della dedizione e del dolore necessari alla poesia. Ciò di cui nemmeno ora avete cognizione è come la poesia sia stata per me un destino crudele e dolce nel contempo. Ogni mio fallimento mi assegnava il compito di trovare le parole da donare agli uomini affinché molcessero il morso delle loro pene e imparassero a redimere ogni loro debolezza. 

(Liberamente tratto da: C. Giacobazzi, "Liebeserklärungen", K&N, 2019)


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