mercoledì 21 agosto 2019

IL TURNISTA E LA FISICA DEI QUANTI

DIALOGHI DALL'ALTRO MONDO





MOGLIE – Quante volte mia madre mi ha ripetuto prima di sposarti: "È l'uomo più bugiardo della terra. Chi l'ha conosciuto dice che fin da bambino le raccontava già molto, ma molto più grandi di lui. Con tanti contadini che le frottole non le sanno neanche raccontare vuoi sposare proprio quello che le spara più grosse. E poi, con tutti i giovani onesti con la voglia di lavorare che ci sono in giro vuoi prendere proprio un forestiero di Montegibboso che anche col carretto di due cavalli ci vuole mezza giornata per arrivarci!". Come aveva ragione la povera donna!

IL TURNISTA – Ti capisco bene ora, moglie mia. Nella tua condizione spazio-temporale non avresti potuto pensare la realtà in altro modo. Nemmeno io ero ben consapevole di come vedessi molto più di voi, così concentrati com'eravate sull'apparenza. Nel frattempo però il mio sguardo è andato molto oltre grazie al grande fisico quantistico Hans-Peter Dürr che da qualche tempo soggiorna qui con noi nel nostro mondo. Conversiamo a lungo con grande mio profitto e anche lui mi trova un tipo interessante, soprattutto quando gli parlo della mia vita terrena. Se sapessi quanto la tua conoscenza sia determinata da ciò che solo credi di sapere! Per fortuna che ora qui nell'altro mondo hai la possibilità di apprendere come vanno veramente le cose e di capire come non fossi io il bugiardo tra voi.

MOGLIE – Forse perché sono morta da poco ma la mia memoria funzione ancora come si deve. E mi ricordo di tutte le fandonie e dei tuoi inganni. Perché diventassi tua moglie sei venuto a prendermi anche con una macchina, strombazzando per tutto il paese che tutti si sono fatti davanti alla porta. Ma non era mica tuo il macchinone, era quello del farmacista che gli avevi preso senza neanche dirglielo. Anche la camicia bianca e il vestito col corpetto e tutto il resto li ha poi pagati tua madre quando è comparso davanti a casa sua il garzone del sarto con i carabinieri. I soldi li ha dovuti chiedere a Puntone e solo lei sa per quanto tempo ha poi dovuto mangiare pane e cipolla per risparmiare abbastanza da darglieli indietro. E la casa grande con il forno in cortile e la luce elettrica nelle stanze che mi avevi promesso, l'hai mai vista tu? Io mai!

IL TURNISTA – Presto ti renderai conto come il vostro mondo, il mondo fisico, altro non sia che la concretizzazione della trascendenza. Comprenderai come il mondo materiale non sia che apparenza e come la realtà non sia fatta di cose e materia, ma di forma e di energia. È il nostro pensiero a fornire consistenza alla realtà con l'obiettivo di dare la parvenza di un ordine e un senso all'esperienza esteriore.

MOGLIE – "Ci sposeremo alla grande" avevi detto, poi della grande baldoria con la banda in chiesa e dell'orchestra per ballare la sera niente, non si è visto niente. A ballare nel cortile di Onofrio al Mulin del Santo c'era solo il povero Gustavino che sì, da lucido tirava fuori valser e mazurke dalla sua armonica, però come al solito dopo un po' non si capiva più niente di cosa suonasse perché era già ubriaco. Così che invece di ballare siamo stati lì seduti che nessuno sapeva più cosa fare o dire e dopo poco siamo rimasti solo noi e la povera mamma che scuoteva la testa e piangeva dalla disperazione. E anche in chiesa aveva cantato la messa come tutte le feste don Ortensio, poveretto che così vecchio non ce la faceva più neanche a leggere il messale e a fare la predica dal gran che respirava male.

IL TURNISTA – Avresti preso tutto con più serenità se avessi saputo della necessità dell'umano di andare oltre a ciò che crede di vedere, del suo bisogno di percepire la trascendenza nel proprio mondo. I nostri sensi non sono in grado di cogliere tutto ciò che accade nella sua completezza. La questione decisiva è il rapporto tra il soggetto e l'oggetto. Dobbiamo chiederci se possa esistere un mondo indipendente dal soggetto collocato dentro la realtà che osserva. Ciò che hai vissuto altro non è che una minima parte di ciò che è stato e avresti potuto esperire. Come formula Max Born, la tua esperienza era limitata dalla "invariante della percezione".

MOGLIE – Quando finalmente ti decidesti per andare a lavorare in fabbrica, visto che non avevi neanche un po' di terra, avevo pensato ti fossi deciso di fare qualcosa di buono, per i nostri figli, per me e anche per te. Dicesti che volevi fare una casa dove noi potevamo vivere e fare tanti bambini, visto che vivevamo ancora con mia madre e ci toccava dormire tutti nella stessa stanza.

IL TURNISTA – Ciò che hai percepito del nostro matrimonio è molto parziale. Una parzialità che tuttavia si può spiegare con le ricerche scientifiche sui fenomeni ottici ed elettromagnetici. La diversa velocità di pensiero e di elaborazione degli osservatori può coordinare e costituire un evento in rappresentazioni molto diverse. Ciò dipende dal fatto che onde e materia collassano in immagini in punti del tutto causali, anche se all’interno di un range definito di possibilità. L’imprevedibilità dell’effetto del reale sul soggetto preclude una descrizione deterministica di tutto ciò che ho detto e fatto con te e per te.

MOGLIE – Non mi sono mica inventato quello che poi è successo. La prendevi certo la corriera per scendere giù in pianura e, dicevi, per andare a lavorare in fabbrica. A un certo punto, per guadagnare di più e fare prima a trovare i soldi per la casa, hai detto che hai dovuto fare i turni di notte. Così partivi la sera e al mattino appena tornato ti mettevi a letto e ci rimanevi a ronfare tutto il giorno mentre io dovevo strologare come mettere un po’ di pane sulla tavola ai bambini. Quando poi era già un mese che non tornavi e nessuno sapeva più niente di te, sono comparsi davanti alla porta i carabinieri a dirmi che eri morto ma ti avevano già portato al cimitero giù in città perché dalle carte che avevano risultava che avevi un altro nome ed eri sposato con un'altra donna. 

IL TURNISTA – Il caso può essere spiegato bene dall'entanglement quantistico. Si tratta di un fenomeno rilevabile dalla fisica dei quanti, privo di analogo classico, per cui in determinate condizioni lo stato quantico di un sistema fisico non può essere descritto singolarmente, ma solo come sovrapposizione di più sistemi. Per dirlo in modo semplice che anche tu possa capire: in origine ero un'unica particella che poi si è separata e sono diventato due. Per questo avevo due nomi e due mogli.





(Il dialogo contiene riferimenti a: Hans Peter Dürr, "Physik & Transzendenz", Drieger, 2018 [1986])



lunedì 5 agosto 2019

UNA DICHIARAZIONE D'AMORE SCONSIDERATA


Dialoghi dall'altro mondo:

Il poeta Torquato Tasso e la Principessa Eleonora 

da: Wolfgang Goethe, "Torquato Tasso" (1790)




"Tu sei ancora quale mi apparisti la prima volta, un angelo santo! Perdona al fosco sguardo di un mortale se per un istante poté conoscerti. Egli ti riconosce; ora l'anima sua si apre tutta per adorarti eternamente; il cuore si ricolma di tenerezza." (W. Goethe, "Torquato Tasso", scena IV)

 
ELEONORA – È una poesia meravigliosa, ma Voi siete stato oltremodo ridicolo nel proporla come una vera dichiarazione d'amore. E non solo ridicolo è stato il modo. Chiedere la mano a me, alla sorella del Duca, poteva essere inteso solo come un affronto a chi Vi ospitava con tanta cura. A corte si valutò per Vostra fortuna lo sgarbo con generosità, come il gesto sconsiderato di una mente frastornata che non sa della differenza tra la poesia e la vita. Ora, anche se entrambi siamo spiriti che vivono in un altro mondo, potete ben capire come allora non sarebbe mai bastata una poesia a rendere possibile un amore.

TASSO – Ho scelto per Voi le parole migliori che conoscessi. Ma la mia lingua non era solo un abito per le occasioni importanti. Era il modo più vero di dare una voce a ciò che voce non può avere. Cosa ne avreste mai potuto comprendere Voi, col Vostro parlare ligio e vuoto! Solo vanità si racchiudeva nei Vostri modi cortesi. E pure io, della Vostra vanità, ne sono stato strumento del tutto inconsapevole. Non solo in quell'infausto frangente in cui misi a nudo la mia anima per il vostro disprezzo.

ELEONORA – Dovete ammettere che nella Corte di cui eravate ospite prezioso, la vita aveva almeno quella chiarezza, quella forma e quella solidità che a Voi faceva del tutto difetto. Il Vostro cuore era vivo e quando parlava sapeva emozionarci e struggerci. Tuttavia quando era la Vostra mente a parlare non ne facevate bella figura. 

TASSO – Come potevate voi che non conoscevate la lingua del cuore comprendere la lingua della mente? Quello che appariva ai vostri orecchi soltanto groviglio informe era in realtà un ordine sublime a cui voi, come tutti i Vostri simili, eravate distante come distanti vi sono le stelle del cielo.

ELEONORA – Avrete pure indicato la vie più sublimi dell'universo, ma qui sulla terra non sapevate nemmeno dove andare: volevate prima ritirarVi in una residenza di campagna del Duca, poi affermaste che non volevate più farVi vedere e subito dopo che non potevate più vivere senza di me. Quando arrivaste a chiedere la mia mano fu il segno definitivo della Vostra insania.

TASSO – Mi ero innamorato di ciò che eravate diventata nella mia poesia. Siete stata l'origine del mio ardore poetico, ma il frutto non Vi ha rassomigliato in nulla. Non avrebbe mai potuto rassomigliarVi, ben lo sapevo. Del resto, Voi, Eleonora, senza la mia poesia, la Vostra fama avrebbe avuto il destino di una mosca che muore col giorno.

ELEONORA – Non avevate assunto l'incombenza di confortarci e rasserenarci con la dolcezza delle Vostre parole? Questa era la ragione della Vostra presenza a Corte. Che abbiate preteso di più e di meglio dice come anche Voi non foste immune dalla vanagloria. La Vostra ambizione vi ha portato persino a sfidare Antonio, geloso del rispetto e del potere di cui godeva come uomo di comando. Avete cercato di fare mercimonio della Vostra fama di poeta.

TASSO – Nulla avete compreso della dedizione e del dolore necessari alla poesia. Ciò di cui nemmeno ora avete cognizione è come la poesia sia stata per me un destino crudele e dolce nel contempo. Ogni mio fallimento mi assegnava il compito di trovare le parole da donare agli uomini affinché molcessero il morso delle loro pene e imparassero a redimere ogni loro debolezza. 

(Liberamente tratto da: C. Giacobazzi, "Liebeserklärungen", K&N, 2019)


COLTA SUL FATTO Ero andato ad aspettare Olga all’aeroporto, lo facevo spesso per evitarle la fila ai taxi. L’avevo intravista gi...