giovedì 13 giugno 2013
IL PECCATO DI DESIDERIO
Vi è un modo certo di sbagliare tempi e modi dell'approccio: il pensarlo come un'operazione che esiga una precisa procedura come se si trattasse di affrontare, per esempio, un lavoro di bricolage. Gli esseri umani, si sa, non sono cose e il compito di guidarli verso precisi comportamenti ha una complessità di ben altra natura rispetto alla manipolazione di una materia inanimata. Gli oggetti, anche i più complessi, si lasciano controllare e possedere da mani esperte. Il controllo e il possesso della volontà di esseri umani è faccenda ben più delicata e insidiosa.
Un approccio a una donna interessante guidato da una ben precisa finalità che non tenga conto di questa sostanziale differenza, si risolve nella grande maggioranza dei casi in una esperienza decisamente frustrante. Il sentirsi degradata a oggetto manipolabile può giustamente scatenare, nella grande maggioranza dei casi, gli istinti più aggressivi. L'errore è dunque iniziale: il concepire l'approccio come un evento programmabile e controllabile nelle sue forme e nei suoi esiti. Per non cadere però nella pigra constatazione che non si può fare nulla perché il successo è una faccenda più legata al caso che alla programmazione, ci deve rendere innanzitutto conto di come sia paradossale l'impresa di avvicinare una persona senza evidenziare troppo il proprio intento giacché occorre mettere in scena il caso, organizzare la spontaneità. Ancora paradossalmente si può affermare che il problema fondamentale dell'approccio sia quello di doverlo nascondere.
Fa parte dell'abc di ogni attore quello di dimenticarsi di sé al fine di calarsi in modo convincente nella parte. Non sono semplicemente gesti e parole che occorre apprendere, ma è necessario assumere un punto di vista, un modo di essere e di pensare. Solo così si entra, come si suol dire, nella parte. In tal senso si dovrebbe concludere che per nascondere agli altri in modo efficace ciò che si sta facendo è indispensabile nasconderlo prima di tutto a se stessi.
Questa impresa richiede per esempio un ottimo controllo dell'immaginazione e dei propositi. Preoccuparsi solo di cosa si fa o si dice è del tutto inutile perché i propri pensieri e i propri desideri emergono inevitabilmente da ogni gesto e, in particolare, da ogni sguardo. Se la bibbia giudica lo sguardo concupiscente come peccaminoso significa che vi si riconosce già un gesto di bramosia disordinata e di violenta presa di possesso dell'oggetto concupito. In tal modo, anche se si fosse in grado di ricordare la battuta più sagace di un manuale, la bella concupita vedrebbe davanti a sé, a seconda dei casi, un lupo cattivo o un ridicolo lupacchiotto. Di certo l'aspetto famelico non è una buon biglietto da visita.
Entrare in modo plausibile nella parte che si sta recitando significa allora pensare solo a quello che si sta dicendo, dire e fare solo ciò che viene in mente, senza secondi fini o strategie. Significa pulire la propria mente da speranze o timori e abbandonarsi al momento per goderlo pienamente se la ragazza si svela non solo interessante nell'apparenza ma anche nella sostanza. Se poi non si mostra per nulla disposta a scambiare nemmeno due parole, allora la serenità di una mente in cui nessuna speranza è andata delusa permette di rielaborare in serenità il rifiuto senza viverlo come una sconfitta.
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