venerdì 22 marzo 2013

"DOVE SEI STATO STANOTTE?"



"Dimmi la verità!" è  un ordine che non p non mettere in imbarazzo il seduttore evoluto. Non perché non sia in grado, tra le molte verità che possiede, di trovarne almeno una soddisfacente. È la sua sensibilità verso gli inganni delle parole, la sua coscienza della labilità dei confini tra memoria e immaginazione, in definitiva il suo senso della complessità di ogni cosa umana che lo costringe al silenzio, a una solo apparente omertà. Sarebbe del resto per lui un gioco troppo semplice quello di inventare una storia assolutamente convincente, consapevole com'è della supplica che sottintente l'ingiunzione alla verità: "Raccontami una storia che mi tranquillizzi, trova i particolari più convincenti, le prove più certe, affinché io mi possa riconciliare con te e dunque col mondo".

Che verità può del resto volere colui che  si mette nelle mani di chi, a torto a a ragione, è ritenuto responsabile della sua più o meno momentanea infelicità? Che verità sarà mai quella del presunto colpevole di un crimine che si trasforma in un giudice in grado di pronunciare la parola definitiva su di sé e sulla propria colpa?

Non bisogna poi dimenticare la funzione per così dire educativa del rifiuto di esibire, in certi casi, la sua abilità di riportare la bonaccia dopo inevitabili tempeste. La tranquillità più solida e matura è quella che non si raggiunge con una illuminazione, con la prova rivelatrice, ma quella che si ottiene raccogliendo indizi, riflettendo sull'accaduto e soppesando le ragioni del cuore e quelle della mente. Solo così si può rispondere nel modo più opportuno agli inevitabili incertezze che accompagnano una relazione col seduttore evoluto. Troppa luce  acceca e non è certo buona cosa il prendere decisioni definitive proprio
quando si è abbagliati, sofferenti, turbati, vale a dire quando meno si è in grado di discernere. Una certezza ignara della complessità di ciò a cui si riferisce, per di più foriera di squilibrio e infelicità, è certamente da evitare. Al suo posto è dunque bene lasciare che la verità si sveli nella lentezza, nella calma e nella saggezza di una ricerca che ne soppesi ogni aspetto, oggettivo e soggettivo.

Difficilmente il seduttore evoluto può dare il meglio di sé con chi è alla ricerca di facili verità. Se poi queste verità offrono solo svantaggi, se servono solo per allontanare, distruggere e desertificare, allora è in gioco una volontà di soffrire da cui occorre starsene bene alla larga.

domenica 10 marzo 2013

IL PECCATO CHE REDIME




Non occorrono particolari statistiche per rendersi conto di come la maggior parte delle coppie che iniziano una terapia per risolvere le loro crisi segnalino innanzitutto una regressione del desiderio sessuale. Generalmente lui, il maschio, si sente frustrato dai continui rifiuti di lei. „Io ci provo, è lei che non è mai disponibile“ è senza ombra di dubbio una delle frasi che con più frequenza risuonano negli studi degli psicologi della coppia. Altrettanto frequente è la frase con cui lei, la donna, reagisce: „Con tutte le cose che devo fare, arrivo alla sera che sono stanca morta. Se almeno mi aiutasse un po'“.

Il terapeuta ha poi gioco facile – basta che stia ad ascoltare –  nel fare esplodere la crisi in una aggressività che, si può ben dire, mira a colpire sotto la cintura. Si comincia male e si prosegue anche peggio: „È fredda e insensibile: mi sono messo con una frigida“, denuncia lui in un ghigno a metà tra disperazione e compiacimento. „Non è più l'uomo che ho conosciuto, è ingrassato e impigrito, sta ore davanti alla televisione e non usciamo mai“ è l'immagine che la maggior parte delle donne in crisi relazionale offre del partner. Quando lui cerca di difendersi con una frase del tipo „Io ci provo a baciarla, ma non si lascia nemmeno sfiorare“ allora lei si affida senza remore all'artiglieria pesante: „'Ma cosa hai mangiato con quell'alito che hai' gli chiedo, e lui risponde che ha mangiato formaggio. Formaggio! E sa che non sopporto il suo alito quando mangia formaggio!“

Il terapeuta se esperto sa bene quale sia la soluzione. Tuttavia, solo per tirare per le lunghe la faccenda, inizia a proporre giochini piuttosto insulsi come il guardarsi fissi per almeno tre minuti negli occhi. Può addirittuta farli tornare all'asilo proponendo loro di marcare le parti dei rispettivi corpi con colori che segnalino ciò che attrae o respinge, ciò che irrita o fa tenerezza. Menato per un certo lasso di tempo il can per l'aia in modo da rendere sufficientemente remunerativa la parcella, il terapeuta si gioca il jolly: un gioco di ruolo. Fingersi due emeriti sconosciuti che si incontrano al night o in treno, sulla strada del sesso mercenario o nella hall di un albergo permette loro di abbandonarsi senza remore e rancori
alle loro più sfrenate pulsioni e di farlo come persone nuove purificate da ricordi dolorosi.

Così, con questa innocente ma intelligente forma di autoinganno, riprendono a trarre reciproco godimento dalla loro unione. Affinché però il tutto non si risolva in un fuoco di paglia è bene che il terapeuta consigli loro la lettura del Manuale di seduzione per evoluti. La fantasia condivisa di un incontro erotico con un estraneo potrebbe essere ulteriormente perfezionata nei modi e nelle forme. Non vi è poi da escludere la pungente possibilità permessa alle coppie che hanno raggiunto una intesa esemplare: realizzare il proprio sogno erotico non solo nella realtà imperfetta di una una semplice fantasia. Se già un desiderio è peccato perché lasciarlo nell'incompiutezza di una fantasia? Se ci sono peccati che salvano l'amore allora l'amore non può, a sua volta, che redimerli.

venerdì 1 marzo 2013

LA RAGIONE DELL'INNAMORATO


Il seduttore viene considerato nell'immaginario collettivo come una personalità razionale: è la ragione che gli indica la strada, meglio se è la più breve possibile, per ottenere ciò a cui ambisce. I sentimenti in gioco non sono i suoi, ma quelli della sua preda e l'uso che ne fa è esclusivamente manipolatorio. Per questa ragione viene spesso giudicato alla stregua di un cinico approfittatore della sensibilità altrui che vive di fredda ragione senza un briciolo di sentimento.

É ovvio come la contrapposizione manichea tra ragione e sentimento –  questa evidente semplificazione della realtà  –  non possa soddisfare il seduttore evoluto. Ciò che induce a contrapporre il sentimento  alla ragione, come del resto il  cuore alla mente, l'istinto alla razionalità e così via, viene più incontro all'esigenza di fare chiarezza che a quella di conoscere la propria e l'altrui realtà psicologica. Separare ragione e sentimento come se fossero strade antitetiche porta, di certo almeno nella seduzione, a risultati decisamente insoddisfacenti: in un caso ci si consegna al volere e alla benevolenza altrui e nell'altro ci si perde nelle secche della propria sterilità emotiva.

Il seduttore che voglia evolversi deve allora imparare l'arte di fare collaborare gli opposti affinché la prerogativa della ragione non si risolva in timore e quella della sensibilità in delusione.
Tra i molti compiti che la ragione sa affrontare in modo positivo vi è quello di creare le condizioni affinché ci si possa lasciare andare senza remore alle gioie del cercare e del desiderare l'amata.  La ricerca e l'accettazione dei godimenti dell'innamorato ha, infatti, tutte le caratteristiche di una questione razionale. Ci sono voluttà come la lunga carezza di uno sguardo all'innamorata, come l'appetito delle dolcezze e delle profondità del suo corpo, di cui è del tutto insensato privarsene solo perché la paura ci comanda di fare attenzione, di non mettersi nelle mani altrui. Ed è pure una conquista della ragione il prendere coscienza di come il desiderio e il trasporto verso l'amata provengano da una energia vitale che appartiene chi ama e desidera e che è dunque stolto soffocare.

Il sapere abbandonare nel gioco amoroso la ragione al momento opportuno è anch'essa una forma di ragionevolezza. Non può avere nulla di irrazionale tutto ciò che permette alla vita dispiegarsi in tutti e suoi doni e le sue virtù.

COLTA SUL FATTO Ero andato ad aspettare Olga all’aeroporto, lo facevo spesso per evitarle la fila ai taxi. L’avevo intravista gi...