sabato 29 dicembre 2012

LA LODE DEI CORPI



Esistono ambienti e circostanze che non fanno pensare per nulla alla seduzione, né nelle forme più evolute né tanto meno in quelle più ingenue e sprovvedute. A ben pochi, se non con propensioni particolari, verrebbe in mente di considerare la parrocchia un terreno fertile di conquista, per non parlare di un seminario di studi biblici tenuto da gesuiti o di una settimana di esercizi spirituali in un convento benedettino. La cura dello spirito - si pensa - esige la rinuncia a pensieri futili come quelli che danno voce alle pretese della carne.

Tuttavia la dicotomia spirito/carne - del resto sì tipica della nostra cultura ma non proprio universale - non sempre vale per noi esseri umani sospesi tra la terra e il cielo. Proprio l'esperienza spirituale può portare a un affinamento della sensibilità per tutto ciò che è bello e dà piacere. La cura dello spirito non nuoce necessariamente al godimento dei doni del creato, può anzi al contrario renderne ancora più viva la percezione. Invece di mortificare i sensi la spiritualità può coinvolgerli e sensibilizzarli proprio mentre sembrano tacere. Le bellezze della natura, di una creazione che si manifesta nel rigoglio di paesaggi ma anche di corpi, non può non strapparli ben presto dal loro breve letargo. Ogni cosa bella che ricompare davanti a occhi riaperti si anima di una seducente e pungente vitalità. Sguardi, odori, lievi contatti amplificano così il loro effetto.

Può allora accadere, anche con maggiore naturalezza rispetto ad ambienti all'apparenza ben più permissivi, che i sensi si accendano a tal punto da trasformarsi in irresistibile erotismo. Non è allora affatto da escludere la sua spontanea esplosione in coinvolgimenti sessuali che ne indirizzino e alla fine ne spengano la tensione. I sensi così rappacificati con la natura che li ispira possono allora lasciare di nuovo spazio e rinnovato vigore all'esperienza spirituale. Il corpo può ancora più docilmente contrarsi e genoflettersi, annullarsi e trascendersi dinnanzi allo spirito perché nell'atto di incontrare la propria natura ha imparato a lodare il creato e il creatore e lo ha fatto nel linguaggio che gli è proprio.

giovedì 20 dicembre 2012

CHI AMA È IL PIÙ FORTE, SI SA



La funzione dei manuali è quella di insegnare come si fanno le cose. Va dunque da sé che i manuali di seduzione abbiano il compito di insegnare come si conquista una donna. Un compito questo che richiama l'intramontabile mito dell'eroe che sa cambiare il mondo: il seduttore dovrebbe apprendere dal manuale come si possa trasformare l'oggetto del proprio desiderio in un soggetto che ama.

È  però questa una tipologia di eroe in un certo senso dimezzato: concentrato unicamente sull'azione conquistatrice il suo unico modo di essere e di esprimersi è quello manifestato attraverso ciò che riesce a combinare. La sua interiorità - come vive e sente - è uno spazio vuoto a cui nessuno ha accesso, con ogni probabilità nemmeno l'eroe stesso.

Anche ai consueti manuali per seduttori non interessa gran che cosa pensi, senta e viva l'aspirante seduttore dopo la conquista. Proprio nel momento di goderne i benefici (momento, detto tra noi,  in cui si giocano partite fondamentali sul vero campo di battaglia che è il letto) viene lasciato in balia degli eventi. Eppure bisognerebbe, a quel punto, guidarlo verso ulteriori almeno altrettanto gratificanti successi. Esiste un modo praticamente infallibile per far sì che questo avvenga: sviluppare la sua  capacità di innamorarsi. Per essere completi i manuali dovrebbero dunque insegnare come aprirsi all'esperienza amorosa e a scoprire quali sono le gioie e le ebbrezze dell'innamorato.

Tuttavia per insegnare come ci si innamora, e non solo come si fa a fare innamorare, bisogna entrare in contrasto con l'idea della seduzione come conquista, abbandonare tattiche e strategie e, dunque, timori e ragionevolezze. L'innamorato non ha bisogno di nessun artificio e di nessuno stratagemma perché l'ebrezza amorosa lo migliora e lo rende in grado di fare naturalmente meglio ogni cosa, di riuscirvi senza fatica. Certo l'innamorato rinunciando alla corazza dell'indifferenza corre il rischio di cadute dolorose nel mettere in gioco in modo temerario i propri sentimenti. Non sempre trionfa la verità poetica secondo la quale "amor che a nullo amato amor perdona". Eppure sta proprio qui la sua forza, il suo ardimento, il suo eroismo: nell'affrontare disarmato le insidie dell'innamoramento. 


Già i classici sapevano della superiorità dell'amante sull'amato: "Più divino in realtà è l'amante che l'amato: egli difatti è posseduto dal dio [eros]", scriveva Platone nel Simposio. Chi ama è il più forte, si sa.

lunedì 10 dicembre 2012

LO STATO DI GRAZIA DEL SEDUTTORE EVOLUTO




Non si nasce seduttori evoluti, lo si diventa. In questo divenire si impara a rispondere alle sollecitazioni di una parte istintiva - l'istinto alla bellezza, al piacere, all'esperienza, alla conoscenza ecc. - attraverso l'esercizio e la riflessione. L'esercizio richiede lo sforzo di acquisire una abilità in una competenza specifica, né più né meno alla stregua di un artigiano, di un atleta o di un artista che devono applicarsi in modo costante e metodico. Non deve dunque mancare l'impegno fin dalla più giovane età ad uscire dal proprio timido guscio per avvicinare nelle più svariate occasioni chi si fa desiderare in modo tanto deciso. All'azione deve però corrispondere un impegno altrettanto audace e volitivo nel ripensare a cosa si è detto e fatto, a come ci si è insomma comportati, al fine di comprendere ciò che è accaduto e di migliorarsi costantemente.
 

Il primo grande  compito è quello di imparare dalle esperienze negative e fare di ogni insuccesso, o di ogni così detta vittoria di Pirro, una occasione di riflessione e di insegnamento per il futuro. In un certo senso il giovane seduttore in apprendistato deve andare contro la propria natura che gli suggerisce di rinchiudersi cercando di compensare in qualche modo ciò che la vita non gli concede ancora - e forse mai gli concederà - con generosità.
 

Ciò che caratterizza un seduttore che si dà il compito di evolversi è il perseverare nonostante i fallimenti e le esperienze negative e, dunque, l'evitare le vie più comode per sceglier quelle più impervie ma ben più gratificanti. Parafrasando Paolo (1 Corinti 13,11) il seduttore evoluto può dire di sé: "Quando ero adolescente, pensavo e agivo da adolescente, ma diventato uomo, ciò che ero da adolescente l'ho abbandonato." Il seduttore evoluto deve per questo essere guidato, sorretto e alimentato dalla grazia di un'attrazione irresistibile verso la bellezza e il piacere non surrogato, una grazia che obbliga al confronto su un terreno ostico e impegnativo e fornisce l'impulso a migliorarsi.

Per questa ragione il fine dell'esercizio e della riflessione non è, non può essere, solo quello di raggiungere un unico obiettivo. L'impulso a cui l'adolescente trova un'unica origine e un'unica finalità, si trasforma nel seduttore evoluto in una stato di grazia generale che gli permette ogni volta di affrontare l'esperienza della seduzione con animo grato pur nella sua incertezza e imprevedibilità. Anche se non potrà godere delle gioie della creazione e del creato sarà in ogni caso arricchito in sapienza e conoscenza. 

COLTA SUL FATTO Ero andato ad aspettare Olga all’aeroporto, lo facevo spesso per evitarle la fila ai taxi. L’avevo intravista gi...