venerdì 30 novembre 2012

L'ARTE DELL'INGANNATORE EVOLUTO



Arriva sempre il momento per un seduttore, dunque anche per un seduttore evoluto, di dovere subire l'accusa di essere bugiardo e ingannatore, falso e infingardo. A quel punto si può provare a negare, a giurare e spergiurare sulla propria sincerità, onestà e lealtà. A volte funziona. Spesso però il ribadire la propria innocenza e rettitudine ha l'effetto di aggravare ulteriormente il senso di delusione e la ferita nell'orgoglio di chi si sente vittima. Addirittura la sfacciata confessione della propria natura inaffidabile e giocosa può produrre effetti meno dannosi di quelli causati da una difesa a oltranza, anche se magari piuttosto veementi nell'immediato.

La caduta dell'illusione che il seduttore ha saputo alimentare dovrebbe portare alla fine  della relazione: la sfuriata rancorosa concede ben poche possibilità di future gioie relazionali. Anche ogni pur riuscito ammansimento lascia rancori pronti ad esplodere in penose rivalse alla prima occasione. È dunque bene accettare con animo grato la rottura del rapporto e proseguire impassibili sulla propria strada.

Benché il seduttore evoluto sia ben consapevole della sua natura tendenzialmente ingannatrice, sa trovare buone e convincenti ragioni per non farsene motivo di cattiva coscienza. Innanzitutto perché ogni suo gesto e atteggiamento è espressione di una abilità in altri contesti molto apprezzata, vale a dire quella di sapere mettere in scena una realtà piacevole e stimolante. Tale abilità richiede la sensibilità dialogica di entrare in sintonia con l'immaginario della “sedotta”, comprendere, o meglio sentire, quali sono i suoi desideri più  profondi e come questi rientrino in un suo mondo ideale. La delusione nella scoperta dei limiti della propria costruzione immaginaria deriva allora più da un autoinganno piuttosto che da un inganno di cui il seduttore evoluto debba sentirsi responsabile.

È ovvio tuttavia come la responsabilità non sia sempre soltanto della sedotta che sa colpevolmente vedere solo la propria immaginazione e si dimentica di fare attenzione alla realtà. La seduzione non evoluta porta, per esempio, la colpa di fare ricorso ad ogni mezzo e mezzuccio pur di sottomettere l'oggetto del proprio desiderio. Il seduttore evoluto ha invece bisogno di collaborazione per ottenere ciò che desidera, dunque non deve combattere ma farsi amica la volontà altrui. Solo in tal modo è possibile creare, pur per un tempo limitato, una realtà in cui vi sia gioiosa armonia. Se il risultato della messa in scena è una felice illusione amorosa e se il “giocattolo” soffre della  fine del gioco, allora è molto probabile che nel creare una pur breve felicità amorosa vi sia stata compartecipazione. Come ci si può sentire oggetto in un gioco di cui si è  complici? E soprattutto di che colpa può mai macchiarsi colui che regala momenti da rimpiangere?  Non si è mai visto un pallone felice di essere preso a calci e deprecare l'assenza del piede che lo colpisce.

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