martedì 17 luglio 2012

SOLO PER EVOLUTI: L'AMORE MERCENARIO



L'amore mercenario è una esperienza da evitare per una infinità di ragioni che è inutile ribadire tanto sono evidenti per chi sa apprezzare, a vario titolo, il piacere della seduzione. La felicità erotica di un incontro amoroso, come ogni esperienza vitale, non la si può ottenere con la semplice volontà, men che meno nell'immediatezza di una negoziazione in denaro. È qualcosa che succede nella nostra vita in cui siamo tanto attori quanto spettatori. Tutto ciò che si può fare è rendersi disponibili e lasciare che  accada. In tal senso è simile al riso o al pianto, al fremito di piacere o di paura che sono tali solo se ci colgono senza l'intervento della nostra volontà. Ridere o piangere, godere o soffrire a comando non è possibile. È sì possibile fingere, ma la finzione è sempre guidata da finalità implicita che non si esaurisce nella cosa in sé. Con la simulazione  del riso o del pianto si vuole  ottenere qualcosa d'altro rispetto al semplice ridere o piangere.

L'abilità che può venire in qualche modo in soccorso a chi cerca l'amore mercenario è principalmente la capacità di sospendere la propria capacità di giudizio. Solo inibendo le proprie facoltà critiche  è possibile abbandonarsi all'illusione che l'imitazione di un incontro amoroso ne sia la realtà. È però ovvio come la buona qualità della recita rappresenti una grande facilitazione. In tal senso le condizioni migliori per l'amore mercenario dipendono sì dalla disponibilità all'autoinganno, ma anche dal caso di imbattersi in una professionista ineccepibile in grado di mettere in scena in modo plausibile ciò che non può essere, vale a dire che stia accadendo qualcosa per istinto e passione, per gioia e piacere.

Un seduttore evoluto sa bene come l'abbandono a tale forma di commedia richieda una predisposizione e una concezione della realtà per nulla comuni. Per questo il Manuale di seduzione per evoluti 2 sconsiglia vivamente un'esperienza che senza i presupposti immaginifici necessari può risultare molto deprimente. Tuttavia il manuale non può non avere un occhio di riguardo per coloro, una piccola élite di certo, che hanno l'ambizione di raggiungere le vette più alte dell'evoluzione e si pongono l'elevato obiettivo di nobilitare l'ignobile con la fantasia, di rendere fantasticamente soave la volgarità di un inganno.

La predisposizione di un budget molto generoso più che uno strumento in grado di offrire garanzie di elevata professionalità è piuttosto una condizione necessaria ma non sufficiente per stimolare l'orgoglio deontologico della professionista. Non è nella fase della negoziazione e nemmeno in quella della lusinga che si gioca in tal senso la partita più importante. I momenti decisivi sono quelli  della prestazione, vale a dire non quello dell'allettamento – compito relativamente facile in certi frangenti –  ma quello della concessione.  A questa fase molto delicata il Manuale di seduzione per evoluti 2 riserva gran parte delle sue riflessioni e dei suoi consigli. 

In un scambio relazionate che vive della sua prevedibilità – non si può non andare “a colpo sicuro”   –  è fondamentale sapere cogliere il resto, anche piccolo, di imprevedibilità che la situazione può riservare. Per fare questo il manuale non suggerisce solo come si possa valorizzare una professionista particolarmente valida o come riconoscere in lei uno stato d'animo momentaneamente favorevole. Il Manuale di seduzione per evoluti 2 propone ricche argomentazioni e un vasto repertorio di esempi che insegnano come si possano sì accettare le brutali regole del gioco – come la rigidità dei tempi o la prassi amatoria regolamentata a tariffa – ma poi dimenticarle, vincere ogni senso critico e  calarsi in una parte che richiede grandi abilità fantastiche.

Sapere vedere ciò che si desidera, non ciò che è, rappresenta in definitiva una delle rare possibilità di condizionare i comportamenti standardizzati della professionista. Anche la più smaliziata e distaccata prestatrice d'opera può cedere alla tenerezza che si riserva a chi sa crearsi una realtà felice in barba a ogni mediocrità e tristezza. Un dominio sulla realtà che non assoggetta e tiranneggia il prossimo, che non ha bisogno di nessuno ma che si completa in sé e sa pensarsi in una realtà immaginifica del tutto incontaminata dalle crudezze della vita, è in grado di sciogliere qualsiasi durezza. Anzi, il trovarsi di fronte a tanta disarmata ingenuità, può addirrittura sollevare istinti benevolenti e protettivi, quasi materni se la professionista sa far valere nella sua prassi imprenditoriale qualcosa di una sua eventuale natura di donna e di madre.

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