sabato 4 febbraio 2012

CHI È IL PERDENTE?




Non mi stupisce che ai più il seduttore evoluto non sembri proprio un gran seduttore: nel suo manuale non si contano i casi in cui consiglia al lettore di desistere, di lasciare scappare la preda. Sarebbe come  - si pensa - consigliare a un cacciatore che torni col paniere vuoto, di raccontare ai suoi amici di non avere trovato selvaggina alla sua altezza, di avere ritenuto la cartuccia del colpo più preziosa del bottino. Alle fine si conclude con una considerazione quasi più di sollievo che di rammarico: "Pensavo che il seduttore evoluto passasse di trionfo in trionfo, ma se non è il classico perdente poco ci manca".

In effetti al seduttore evoluto la metafora del cacciatore non calza proprio a pennello, anzi! Un cacciatore raccontando delle sue imprese assume il tono di chi narra di grandi gesta mitologiche: tenaci e astuti appostamenti, prontezza e audacia nel cogliere l'attimo, abilità e freddezza nel colpire il valoroso avversario. Il seduttore evoluto sa bene che il tempo degli eroi è quello del passato e che le loro gesta eroiche sono possibili solo nelle narrazioni mitologiche. La vita nella quotidianità attuale deve essere raccontata in ben altre forme. In forme, per esempio, caratterizzate da quel minimo di razionalità che aiuti a distinguere il verosimile dall'inverosimile, il possibile dall'impossibile e a evitare
così uno smacco certo con la rinuncia all'azione.  

La seduzione evoluta è per esempio ben attenta ai fastidi che si lasciano presagire anche quando gli eventi sembrano condurre verso un grande trionfo. Se il piacere di quest'ultimo non può controbilanciare i primi – un caso che si verifica più di frequente di come un seduttore ingenuo possa credere –  è allora bene che la razionalità si imponga intimando di dirigere altrove l'interesse e l'impegno. Chi è allora il perdente? Colui che sa abbandonare l'impresa in tempo utile o colui che, non sapendo fermarsi, vede trasformarsi il trionfo in grandi fastidi? Si può definire un vincente Dan Gallagher, l'avvocato newyorkese di Attrazione fatale che non sa riconoscere come il rovescio della medaglia dell'appassionata disponibilità della collega di lavoro Alex sia il terrore di una folle nevrotica?

Il seduttore evoluto non si ispira affatto all'eroe mitologico impersonato dal cacciatore che deve tornare necessariamente col carniere pieno altrimenti si sente un perdente. La sconfitta per lui è sempre relativa, sempre parziale e sempre riscattabile. Per questo non si sente un perdente anche quando non tutto fila secondo le sue attese o le sue speranze. Le  narrazioni delle sue vicende contemplano la possibilità di raccontare
uno smacco addirittura in modo bonario. Le gesta del seduttore evoluto sono, infatti, animate dalla consapevolezza di come la vita continui anche dopo un trionfo mancato. Finché l'indomani il giorno sarà ancora nuovo nessun verdetto può essere definitivo.

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