Devo essere spontaneo?
Non esistono nella nostra civiltà le condizioni per vivere lasciandosi andare all’istinto e alla spontaneità. Il mondo in cui viviamo non è, infatti, solo il mondo della natura ma anche della cultura. Ognuno di noi si esprime attraverso le forme e i modi che si sono consolidati nella nostra civiltà, come i nostri interlocutori del resto i quali si aspettano innanzitutto comportamenti che tengano conto della “norma”, della consuetudine e delle pratiche correnti. La pulsione che attira verso una bella ragazza può essere resa accettabile e, dunque, trasformata in energia positiva solo se si dimostra di conoscere le consuetudini nei rapporti interpersonali. La natura istintuale non va dunque né rimossa né negata perché, se gestita con cura, gioca un ruolo determinante nei comportamenti seduttivi. I sensi come la vista e l’odorato, l’impulso che li guida, ci suggeriscono, per esempio, importanti informazioni sul come muoversi ed è dunque opportuno imparare ad ascoltare la loro voce.
Il paragrafo insegna al seduttore evoluto come si possa valorizzare l’istinto addomesticando tuttavia il proprio proposi in modo che la spontaneità si armonizzi con la proposta di un’immagine di sé attenta alle aspettative, alle esigenze e persino ai desideri di chi si ha di fronte. È bene che l’uomo conservi l’animale che ha dentro di sé. Deve però saperlo nascondere per liberarlo al momento opportuno.
venerdì 31 dicembre 2010
giovedì 30 dicembre 2010
Un presupposto indispensabile
Quanto conta la prima impressione?
In genere si tende a considerare il primo approccio come un momento che apre semplicemente la possibilità di conoscere e di farsi conoscere. L’importante, si pensa, è allacciare il contatto nella fiducia che in seguito si potranno aprire tutte le possibilità di mostrarsi come si è o di illudere sulle proprie caratteristiche. In tal modo si commette l’errore di trascurare tutto ciò che accade nel primo approccio e che avrà effetti difficilmente controllabili sull’eventuale prosieguo della conversazione o, addirittura, su una eventuale relazione. Per questa ragione non si deve sottovalutare l’importanza delle prime impressioni che si lasciano nell’interlocutrice. Se spesso ci si rende conto di come proprio le prime impressioni siano quelle che col tempo si rivelano le più giuste, significa che sono così forti da resistere al tempo e alle esperienze. La prima impressione è tanto importante perché si è liberi di percepire l’interlocutore senza particolari attese e, per questo, si ha l’opportunità di dirigere l’attenzione su ciò che accade e potenziare l’osservazione su di lui. In realtà, dunque, già nell’inizio di una relazione si determina in buona misura ciò che sarà o potrà essere. Non sempre l’opportunità di fare accadere qualcosa, da una conversazione a una relazione, è la cosa migliore che possa capitarci, anzi! In questo paragrafo vi sono i primi consigli su come evitare le cose che danno il loro meglio se nemmeno iniziano.
In genere si tende a considerare il primo approccio come un momento che apre semplicemente la possibilità di conoscere e di farsi conoscere. L’importante, si pensa, è allacciare il contatto nella fiducia che in seguito si potranno aprire tutte le possibilità di mostrarsi come si è o di illudere sulle proprie caratteristiche. In tal modo si commette l’errore di trascurare tutto ciò che accade nel primo approccio e che avrà effetti difficilmente controllabili sull’eventuale prosieguo della conversazione o, addirittura, su una eventuale relazione. Per questa ragione non si deve sottovalutare l’importanza delle prime impressioni che si lasciano nell’interlocutrice. Se spesso ci si rende conto di come proprio le prime impressioni siano quelle che col tempo si rivelano le più giuste, significa che sono così forti da resistere al tempo e alle esperienze. La prima impressione è tanto importante perché si è liberi di percepire l’interlocutore senza particolari attese e, per questo, si ha l’opportunità di dirigere l’attenzione su ciò che accade e potenziare l’osservazione su di lui. In realtà, dunque, già nell’inizio di una relazione si determina in buona misura ciò che sarà o potrà essere. Non sempre l’opportunità di fare accadere qualcosa, da una conversazione a una relazione, è la cosa migliore che possa capitarci, anzi! In questo paragrafo vi sono i primi consigli su come evitare le cose che danno il loro meglio se nemmeno iniziano.
martedì 28 dicembre 2010
Esempi di approcci fallimentari
Cosa devo dire?
Esiste una possibilità certa di andare incontro a un approccio fallimentare: il cercare, magari con affanno, cose intelligenti, o per lo meno spiritose, con cui invogliare la bella sconosciuta a una conversazione. Chi è impegnato in tal modo con se stesso, a combattere con la propria memoria o addirittura con il proprio senso dell’umorismo, non può non mettersi in una situazione di grande imbarazzo. Nella penuria di argomenti prodotta da una difficile condizione psicologica è inevitabile ridursi penosamente al banale approccio alimentato dalle solite domande relative al nome, alla sigaretta, alla direzione dell’autobus. La risposta, di certo non propriamente entusiasta, non può che aggravare la già evidente goffagine e indurre a proseguire l’imbarazzante discorso con le considerazioni più inopportune possibile: quelle su di lei, sulla sua bellezza ed eleganza, addirittura sul suo taglio di capelli. La sua reazione non può non comportare un duro colpo all’autostima del seduttore non evoluto e produrre un effetto molto deleterio su ulteriori approcci.
La causa di ogni conversazione imbarazzante è un errore di fondo: assumere l’immane compito di creare dal nulla una situazione in cui la conversazione possa svolgersi con naturalezza. Le parole possono nascere da una situazione, dunque accompagnarla, commentarla o chiarirla, ma ben difficilmente la creano senza lasciare l’impressione dell’artificio e dello sforzo di evocare ciò che non c’è.
Esiste una possibilità certa di andare incontro a un approccio fallimentare: il cercare, magari con affanno, cose intelligenti, o per lo meno spiritose, con cui invogliare la bella sconosciuta a una conversazione. Chi è impegnato in tal modo con se stesso, a combattere con la propria memoria o addirittura con il proprio senso dell’umorismo, non può non mettersi in una situazione di grande imbarazzo. Nella penuria di argomenti prodotta da una difficile condizione psicologica è inevitabile ridursi penosamente al banale approccio alimentato dalle solite domande relative al nome, alla sigaretta, alla direzione dell’autobus. La risposta, di certo non propriamente entusiasta, non può che aggravare la già evidente goffagine e indurre a proseguire l’imbarazzante discorso con le considerazioni più inopportune possibile: quelle su di lei, sulla sua bellezza ed eleganza, addirittura sul suo taglio di capelli. La sua reazione non può non comportare un duro colpo all’autostima del seduttore non evoluto e produrre un effetto molto deleterio su ulteriori approcci.
La causa di ogni conversazione imbarazzante è un errore di fondo: assumere l’immane compito di creare dal nulla una situazione in cui la conversazione possa svolgersi con naturalezza. Le parole possono nascere da una situazione, dunque accompagnarla, commentarla o chiarirla, ma ben difficilmente la creano senza lasciare l’impressione dell’artificio e dello sforzo di evocare ciò che non c’è.
Non attendere di agire solo nelle situazioni favorevoli
Quando devo agire?
Il seduttore evoluto non aspetta di mettersi all’opera solo quando la situazione è apparentemente favorevole. La seduzione non è come la caccia che richiede si attenda il momento della sua apertura. Il mondo può mostragli le sue bellezze anche nelle situazioni più quotidiane, come per esempio nell’attesa dell’autobus. Il fatto che possa attenderne l’arrivo assieme a una o più belle ragazze è già una circostanza che lo sprona alla piacevole avventura. La sua azione deve tuttavia cominciare molto prima di un eventuale approccio. Lo scoprire il piacere della stimolante compagnia è la sua prima mossa, il primo passo per mettersi di buon umore. E il buon umore che nasce dalla gioia di essere dove si è e di fare ciò che si sta facendo è la prima comunicazione seducente che arriva a chi gli sta intorno. Tutto il resto, come sguardi, sorrisi e scambio di battute, arriva da sé. L’importante è lasciarlo accadere. Il paragrafo mostra come questo possa avvenire.
lunedì 27 dicembre 2010
La seduzione: per ogni occasione un’opportunità
Quali sono le opportunità di seduzione che la vita mi offre?
I manuali di seduzione presentano in genere situazioni standard in cui potersi dedicare all’esercizio della seduzione. Si tratta nella maggior parte dei casi di invitare una bella ragazza a ballare o anche solo semplicemente a una prima conversazione. Già la rigidità dei ruoli e delle circostanze determina la rigidità dei comportamenti: c’è chi chiede attenzione e chi la concede, chi è alla ricerca di qualcosa e chi questo qualcosa lo può offrire. Il mettersi alla prova – il più delle volte la decisione di prendere l’iniziativa nasce da un forzato “adesso mi butto” – fa sentire per così dire sotto esame: la bella ragazza da preda di un cacciatore implacabile viene inopinatamente trasformata in un giudice il cui verdetto è il negare o l’elargire il proprio tempo e la propria attenzione. Per sfuggire a situazioni che rendono inevitabilmente succubi di un rigido ruolo subalterno occorre innanzitutto essere consapevoli di come non esistano circostanze più favorevoli di altre per approfondire la conoscenza con una bella ragazza. La vita elargisce a piene mani occasioni di piacevoli incontri a chi apre gli occhi e la mente sulle sue bellezze per goderne e farsene positivamente sedurre. Il seduttore evoluto pensa innanzitutto a mettersi nello stato d’animo di chi sa rallegrarsi della vita per proprio conto senza il bisogno di ulteriori gioie. Il più delle volte, anche l’attraente ragazza che aspetta l’autobus, l’affascinate collega che fa sospirare tutti i maschi dell’ufficio, l’allettante vicina di casa che mette le ali alla fantasia erotica del più integerrimo dei padri di famiglia hanno le loro belle infelicità e non sono certo né disposte e probabilmente né in grado di rendere felice il prossimo, soprattutto se di sesso maschile e nella ridicola mise di cacciatore di femmine. Per questa ragione il seduttore evoluto si presenta come colui che ha da offrire una merce piuttosto rara: la serena consapevolezza che la vita già gli sorride anche senza il bisogno di trionfi amorosi. In tal modo non vi è bisogno di cercare occasioni favorevoli: queste vengono da sé.
I manuali di seduzione presentano in genere situazioni standard in cui potersi dedicare all’esercizio della seduzione. Si tratta nella maggior parte dei casi di invitare una bella ragazza a ballare o anche solo semplicemente a una prima conversazione. Già la rigidità dei ruoli e delle circostanze determina la rigidità dei comportamenti: c’è chi chiede attenzione e chi la concede, chi è alla ricerca di qualcosa e chi questo qualcosa lo può offrire. Il mettersi alla prova – il più delle volte la decisione di prendere l’iniziativa nasce da un forzato “adesso mi butto” – fa sentire per così dire sotto esame: la bella ragazza da preda di un cacciatore implacabile viene inopinatamente trasformata in un giudice il cui verdetto è il negare o l’elargire il proprio tempo e la propria attenzione. Per sfuggire a situazioni che rendono inevitabilmente succubi di un rigido ruolo subalterno occorre innanzitutto essere consapevoli di come non esistano circostanze più favorevoli di altre per approfondire la conoscenza con una bella ragazza. La vita elargisce a piene mani occasioni di piacevoli incontri a chi apre gli occhi e la mente sulle sue bellezze per goderne e farsene positivamente sedurre. Il seduttore evoluto pensa innanzitutto a mettersi nello stato d’animo di chi sa rallegrarsi della vita per proprio conto senza il bisogno di ulteriori gioie. Il più delle volte, anche l’attraente ragazza che aspetta l’autobus, l’affascinate collega che fa sospirare tutti i maschi dell’ufficio, l’allettante vicina di casa che mette le ali alla fantasia erotica del più integerrimo dei padri di famiglia hanno le loro belle infelicità e non sono certo né disposte e probabilmente né in grado di rendere felice il prossimo, soprattutto se di sesso maschile e nella ridicola mise di cacciatore di femmine. Per questa ragione il seduttore evoluto si presenta come colui che ha da offrire una merce piuttosto rara: la serena consapevolezza che la vita già gli sorride anche senza il bisogno di trionfi amorosi. In tal modo non vi è bisogno di cercare occasioni favorevoli: queste vengono da sé.
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