giovedì 6 agosto 2015

LA CAREZZA ALLA MANO CHE ACCAREZZA.



Ci sono gesti che una volta richiesti non rimangono quello che sono. Lo è una carezza, per esempio. Una carezza ricevuta su ordinazione fa avvertire subito come sia priva di qualcosa di essenziale, qualcosa che non la fa sentire solo incompleta, ma che addirittura ne sottolinea l'assenza, che la nega. È bene per questo sapere attendere, o meglio sapere creare la circostanza affinché la persona amata lo faccia di sua spontanea volontà. 

Una strada apparentemente semplice per soddisfare il  proprio desiderio, sembrerebbe quella di prendere l'iniziativa. Chi si sente accarezzato, si pensa, non può non rispondere nello stesso linguaggio, se i sentimenti sono reciproci. Invece ci sono mille ragioni per cui in quel momento, proprio in quel momento, anche la persona più bendisposta può pensare ad altro. Se pensa ad altro non può volere una carezza per la semplice ragione che questo gesto richiede reciprocità. Essere sentiti e sentire si fondono in un unico momento. Una mano non accarezza solo un volto, ne è anche accarezzataEd così per ogni contatto tra un corpo e l'altro, più o meno profondo che sia. Nel movimento della carezza chi dà si confonde con chi riceve e non vi può essere un soggetto passivo e uno attivo. Per questa ragione una carezza indesiderata non è una carezza data, ma solo una carezza presa, rubata.

Se non si percepisce la carezza che ritorna, se non si accende il desiderio nella persona amata, se non si è distolta dai propri pensieri o interessi, significa che è ancora lontana e, come è noto, non esistono mani abbastanza grandi per colmare la distanza da chi non vuole essere raggiunto

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