lunedì 27 aprile 2015

LA FOLLIA DELLA SESSUALITÀ


Come quella della spavalderia sia una maschera che non si possa indossare in tutte le situazioni lo si evidenzia nel modo più chiaro nel momento in cui il seduttore sprovveduto è arrivato alla meta, o meglio pensa di esserlo. Come in ben poche altre attività umane quella sessuale esige abbandono e non controllo, apertura all'imprevedibile e non competenza tecnica, rischio e non certezza.

Se non ci si lascia andare, se non ci si abbandona mettendosi docilmente a disposizione degli eventi, l'atto sessuale assume le forme e persegue le finalità di ciò che più gli è estraneo: l'acquisto di un prodotto. Quello di cui facciamo esperienza nell'avventura erotica è l'esatto contrario di ciò che dobbiamo attenderci quando facciamo la spesa al supermercato o compriamo un biglietto al cinema. In questi ultimi casi siamo noi a decidere in base a ciò che siamo e vogliamo. Nell'altro caso è l'atto sessuale che ce lo fa scoprire. Negli acquisti siamo noi a decidere, nell'alcova amorosa è l'energia erotica che ci sovrasta e ci porta a essere ciò che non siamo, a fare ciò che non sappiamo di potere fare. Così deve essere se si cerca nell'amore carnale un ritrovarsi che non può avvenire senza un perdersi precedente, una rinascita che è impossibile se non viene preceduta da una morte. Nell'accettare di privarsi nell'ebrezza erotica del controllo su ciò che si è, nel mettere in conto la perdita del nostro Io per farsi ospitare da parole, gesti, sensazioni a noi estranei, vi è l'opportunità di riscoprirci come non potevamo immaginare di essere. È dunque quel perdersi per ritrovarsi diversi da ciò che si era a permettere alla nostra sessualità di dispiegarsi in tutta la sua energia vitale, in tutta la sua forza sovversiva dell'esistente.

Il sospendere la rigida continuità della nostra ragionevolezza per lasciare che si dispieghino i gesti esaltati e folli della sessualità, non significa svuotare di senso il nostro Io, significa piuttosto lasciare franare ciò che siamo per far posto a un Io nuovo, un Io inatteso e stupefacente. Se ci si avvinghia a un altro corpo propensi al rischio di perdersi, disposti ad abbandonare l'ostinazione di continuare nell'Io che siamo, allora il gioco amoroso può oltrepassare la superficie dell'epidermide, per quanto morbida e ricca di sapore possa essere la pelle altrui.



sabato 4 aprile 2015

LA MEZZA VERITÀ



Tra le tentazioni più irresistibili dell'ebbrezza amorosa, soprattutto per certe indoli piuttosto teatrali, vi è quella di rappresentare in forme smaccatamente entusiastiche la propria felicità. Finché si tormentano amiche di lunga data con i quadretti più idilliaci e più kitsch, finché si portano amici a bere col solo scopo di dare all'alcool la responsabilità di penosi sbrodolamenti sentimentali di chi fino a quel momento amava vantare le più ciniche gesta conquistatrici, il danno si limita alla perdita delle amicizie, magari solo provvisoria, vale a dire limitata alla durata dell'ebbrezza sentimentale.

L'amplificazione del piacere attraverso rappresentazioni esagerate della propria felicità amorosa, per quanto ebbro possa essere lo stato dei due innamorati, non può in nessun caso avere un effetto duraturo. Il raccontarsi le cose non basta, occorre la presenza di elementi un po' più solidi affinché la vita amorosa possa definirsi adeguata alla sua felice rappresentazione linguistica. Se questa invece nasce unicamente dall'attenzione verso i propri desideri e non anche verso ciò che l'altro effettivamente è, se addirittura è solamente un premio alla propria vanità e una esibizione delle proprie abilità linguistiche, allora è inevitabile un repentino e rovinoso impatto con il duro terreno della realtà.


Tuttavia il seduttore evoluto gode della non comune prerogativa di trasformare anche un gesto linguistico altrimenti piuttosto ciarlatanesco in un umile ed efficace strumento di conoscenza reciproca e di comunicazione. Sa bene, non può non sapere, come ogni esaltazione, esagerazione ed ebbrezza amorosa non sia che una mezza verità. Il suo segreto è quello di sapere rinunciare con consapevole umiltà a tutta la verità al fine di dedicarsi a quella metà che in quel momento, solo in quel momento, si lascia esprimere soltanto in forme debordanti. Tra una verità completa e una parziale il seduttore evoluto non ha dubbi: sceglie quella che in quel momento gli sembra più bella e più utile. L'alba con la sue sobrietà, limpidezze e solitudini torna sempre in ogni caso, non vi è bisogno di anticiparla.

COLTA SUL FATTO Ero andato ad aspettare Olga all’aeroporto, lo facevo spesso per evitarle la fila ai taxi. L’avevo intravista gi...