sabato 25 ottobre 2014

UNA ESPERIENZA PARADISIACA



L'esperienza amorosa viene raramente considerata per quello che una mente sobria e sgombra di illusioni potrebbe pensare, vale a dire un incontro tra due esseri umani che trovano l'un l'altro vicendevolmente diletto nel trascorre assieme un po' di tempo, al massimo per tutto il limitato arco temporale concesso alla vita umana.

Non di rado si arriva invece all'esagerazione di pensare alla persona amata come una soglia verso una realtà nuova, come una terra promessa, come un giardino terrestre. Solo dopo un po' di tempo ci si accorge che tutta la magia nasce nello sguardo dell'innamorato e che, dunque, il mondo continua a esistere con tutte le sue enormi imperfezioni, con le sue insensate bizzarrie e i suoi indicibili dolori. La casa progettata come se dovesse essere una appendice del paradiso terrestre – progetto che magari per un po' di tempo è parso andare beatamente in porto –  altro più non ispira se non la noia del conosciuto, il fastidio dell'imperfezione, lo sgomento di una promessa mancata. Si provi pure a ripetere la crociera con i suoi tramonti, le serate danzanti e le brevi ma intense notti nella raccolta alcova di una cabina Delux suite. 

La ragione per cui non vi è paradiso terrestre da cui non si venga scacciati non la scopriamo grazie a chissà quale sapienza, è sufficiente l'esperienza quotidiana e l'ovvia saggezza popolare che ispira: l'ingrediente migliore di ogni vivanda è la fame, così come una grande stanchezza fa del letto consueto il giaciglio di un re e pure la luce e il tepore del sole a primavera dopo i rigori dell'inverno ci appaiono una benedizione divina. Questo ha però come ineludibile conseguenza il fatto che niente della felice realtà rimane quello che è se il vedere, il sentire e il vivere non avvengo sullo sfondo di una privazione. Una volta appagata la sete di felicità, scompare anche il piacere di soddisfarla e nulla rimane di ciò che ci ha dato il paradiso. La felicità di un tempo precipita nelle noia e nella malinconia: tutto sarebbe ancora con noi, solo noi non ci siamo più come eravamo. Soprattutto non c'è più ciò che ci ha reso disponibili a trasfigurare il nostro mondo dolente nella meraviglia del giardino terrestre: il vuoto di una assenza e il dolore di una gioia mancata

Questo accade quando si commette l'umanissimo errore di fantasticare il destino degli dei immaginandolo solo in ciò che sono e in ciò che hanno senza considerare ciò di cui non possono godere. Tutte le loro infinite possibilità si riducono infatti alla ben poco attraente esperienza della noia e della malinconia: di tutto il loro potere non rimane che la prevedibilità, l'abitudinarietà, la certezza degli esiti. A loro è infatti preclusa ogni possibilità di conoscere il piacere che offre il passaggio da una privazione alla realizzazione, dal senso del vuoto al senso della compiutezza. Per questa ragione la stessa debolezza umana che fa fallire o dissolvere in una breve durata i sogni, è anche la prerogativa di chi può fare l'esperienza di cosa sia la felicità.

Se è vero che nell'esperienza amorosa il Creatore ha voluto farci intravedere un bagliore della felicità celeste, per preservarla non dovremmo accoglierla come già una sorta di paradiso in terra, ma viverla nella sua umana labilità e pensarla dunque inscindibilmente connessa la suo contrario. 















venerdì 17 ottobre 2014

LA SEDUZIONE DELLA BELLA VICINA




L’erba del vicino

Non vi è tentazione più allettante, anche per il più moralmente integerrimo degli uomini, di una bella vicina di casa. La scia di profumo che lascia per le scale, i suoi gesti e movimenti oltre finestre socchiuse, il suo stendersi in giardino con i primi soli estivi lasciano percepire nel bel mezzo della quotidianità quale ebbrezza regalerebbe l’avventura, la novità, la trasgressione. Si è ancora a casa propria, immersi nella routine quotidiana e vicino vicino, oltre un muretto di recinzione o addirittura oltre una debole parete, si aprirebbe la possibilità di spiccare il volo verso l’inedito, lo sconosciuto, l’inesplorato. L’erba del vicino appare sempre più verde a chi non può calpestarla e lo sguardo trova sempre qualcosa di più stuzzicante se può oltrepassare il limite di ciò che gli è familiare. 

Le occasioni poi per entrare in contatto con la bella vicina sono tanto numerose che si può stare ad aspettare tranquilli: il sale che manca nella sua cucina, i cavi per fare ripartire la sua macchina dimenticata con le luci accese, un gatto che deve mangiare e bere anche in sua assenza la inducono prima o poi a suonare di sua iniziativa alla porta. Il bello è che ogni contatto ne richiama subito un altro: a chi ha chiesto un po’ di sale si può chiedere in cambio al momento del bisogno un po’ di zucchero, qualche consiglio sulla manutenzione della batteria è sempre possibile e, in mancanza d’altro, ci si può sempre informare sulla salute del gatto. 

Nella seduzione però non esiste nulla di facile e il seduttore evoluto ha imparato da tempo come proprio le circostanze in apparenza favorevoli nascondano insidie inizialmente inimmaginabili. Il tentativo di seduzione della bella vicina è di certo uno dei più diffusi tra i molti casi della vita in cui la fantasia non regge lo scontro con la realtà. Ciò che all’inizio si presenta come il gioco più facile e piacevole del mondo può trasformarsi ben presto nel suo contrario e trascinare in un baratro da cui è difficile riprendersi.

L’aspetto più nocivo è che le difficoltà maggiori iniziano proprio quando la strategia seduttiva giunge apparentemente a buon fine. Ci si impiglia così in una rete inestricabile di problemi così, quasi senza accorgersene. Per questa ragione un manuale per seduttori evoluti – un manuale dunque che rispetti l’intelligenza dei lettori –  dovrebbe per onestà consigliare di desistere e suggerire piuttosto tutte le innumerevoli alternative possibili. Ma un manuale per seduttori evoluti è concepito e pensato per un lettore di intelligenza ben al di sopra della media. Non è dunque  del tutto da scoraggiare il tentativo piuttosto arduo per la verità di trovare in sé la leggerezza e il coraggio necessari per affrontare situazioni di grande complessità. Del resto sarebbe piuttosto riduttivo limitare il raggio di azione solo a quelle prede che si trovano a ragionevole distanza. Mai però come nel caso della bella vicina è indispensabile un’accurata analisi della situazione prima di compiere qualsiasi passo. C’è vicina e vicina e ogni approccio esige la capacità di discernere le particolarità di ogni condizione. Una prima piuttosto rozza ma fondamentale classificazione può essere la seguente: la vicina single, la vicina sposata o convivente. 

(Da: "IL MANUALE DEL SEDUTTORE EVOLUTO", pp. 94-95)

COLTA SUL FATTO Ero andato ad aspettare Olga all’aeroporto, lo facevo spesso per evitarle la fila ai taxi. L’avevo intravista gi...