L'inizio e la fine sono notoriamente i momenti più importanti di una esperienza. Nelle storie, quelle scritte ma anche quelle della vita, la fine svela molto del senso di ciò che vi è accaduto. Se sia benevolo o nefasto si decide in gran parte nel momento in cui tutto giunge a conclusione. L'inizio è almeno altrettanto importante perché nell'approccio, nella conoscenza e nei primi atteggiamenti si svela e si apre gran parte di ciò che potrà essere o non essere.
Come in tutti i momenti in cui la vita si manifesta agiscono in essa forze, pulsioni e istinti non del tutto controllabili che rendono inutile, anzi dannosa, una preparazione all'evento. È infatti del tutto controproducente affrontare l'esperienza di una nuova conoscenza preparandosi una lezioncina su ciò che si deve dire o tacere, fare o tralasciare. Tuttavia anche l'abbandono alla spontaneità ha, può avere, lo stesse effetto deleterio: muoversi alla cieca senza riguardi non può che condurre a ignorare l'interessante interlocutore, a non percepire le preziose informazioni nascoste ma anche espresse nel suo atteggiamento e nelle sue parole. È spontaneo, è naturale si direbbe, provare a dare il meglio di sé attraverso ciò che più ci sta a cuore e in cui, dunque, ci si sente maggiormente esperti. Non è però detto che la persona di cui vorremmo fare conoscenza condivida il nostro entusiasmo e la nostra passione. Anzi occorre una bella dose di fortuna perché sia così e, dunque, è piuttosto stolto rischiare. Magari può essere eticamente condivisibile e anche genericamente interessante proporre, per esempio, una serie di considerazioni sulla cucina salutistica, sui valori morali e sulle qualità organolettiche di una alimentazione strettamente vegana. Tuttavia se chi abbiamo di fronte ha l'abitudine e anche il piacere di mangiare un po' di carne (magari per ragioni biologiche, se appartiene al gruppo sanguigno 0), non è affatto opportuno dilungarsi in spiegazioni apologetiche come se potesse condividere a priori ogni nostra convinzione, attitudine e preferenza.
Inizialmente, quando non si sa ancora chi si ha di fronte, non vi sono argomenti più utili e efficaci di altri, anche se, a dire il vero, la manifestazione di tendenze un po' troppo ascetiche non può di certo favorire quell'esplosione dei sensi che dovrebbe accompagnare una nuova conoscenza promettente vivaci coinvolgimenti emotivi e affettivi. Per questo è fondamentale tenere un atteggiamento esplorativo: non fissarsi su un argomento, men che meno uno divisivo, proporne diversi e di differente rilevanza facendo ben attenzione a quando con le nostre parole inizia a brillare un po' di luce negli occhi di chi ci sta davanti. Questo tipo di attenzione, più dell'argomento in sé, è fondamentale affinché l'approccio conduca agli sviluppi desiderati. Sarebbe una vera disdetta non cogliere certi assist in favore di argomenti che rendano una conversazione stimolante e promettente. L'errore da evitare è poi quello di non impegolarsi in materie su cui si è del tutto impreparati. Sarebbe di nuovo fatale avventurarsi nella faticosa trattazione di argomenti di cui non si sa nulla e di cui non si ha il minimo interesse. Se non si sa giocare in modo dignitoso un ruolo attivo anche da ascoltatore allora è meglio scivolare dolcemente su un discorso che interessi entrambi. La scoperta di un terreno comune è in definitiva il compito dell'approccio. Se non lo si trova è già un segnale chiaro di come occorra continuare altrove la ricerca.

