sabato 24 maggio 2014
IL LEGAME DEL PIACERE
La storia dei seduttori, da Casanova a Kierkegaard, da Gabriele D'Annunzio ai molti play boy di tempi più recenti, è la storia della ricerca del piacere. Le critiche e lo sdegno che si sono attirati nascevano in genere dalla considerazione di come la voluttà consideri solo una parte dell'altro e lo ignori nella sua totalità. Anzi, si dice, l'altro è degradato a strumento passivo di una propria egoistica soddisfazione.
Tali critiche ignorano però che l'inseguire la totalità dell'altro svaluta il momento del piacere. L'abbandono all'ebbrezza dei sensi richiede infatti incoscienza, l'oblio momentaneo di tutto ciò che l'altro è per considerarlo solo nella funzione di dare godimento. Nel piacere si cerca l'esatto contrario della completezza dell'altro. Si ha bisogno di pensarlo come non può essere sempre: felice dispensatore di delizie.
La coscienza dell'altro è del resto al servizio della sua comprensione e comprendere totalmente l'altro significa volerne prevedere le mosse, prenderne in definita possesso per garantirsi la sua continua disponibilità. Il piacere invece vive del momento che sta sempre per finire, è per definizione fugace, incerto e una volta raggiunto chiede di non fermarsi, di cercare la possibilità di rinnovarlo.
Il dono dell'incoscienza è un diritto in una relazione matura e consensuale, è garanzia di libertà. Che male c'è in questo? Nel piacere si è compagni non servitori, partner partecipi non strumenti. Anche se ci si isola nel proprio godimento il suo effetto sulla relazione è quello di renderla piacevole. Il legame potrà anche essere non duraturo, ma di certo l'appagamento lega all'altro più di qualsiasi calcolo, di qualsiasi pretesa di conoscenza profonda e assoluta.
L'unico egoismo di chi ricerca il piacere è il contrariare l'amor proprio di chi è costretto a osservarlo dall'esterno e a provare invidia.
sabato 17 maggio 2014
GLI INGANNI DELL'AMORE
Tra le molte non infondate osservazioni critiche al seduttore evoluto ve ne una in particolare che merita una riflessione: quel suo girovagare di fiore in fiore, da lui definito non senza poetica ipocrisia, „amore per tutte le bellezze del creato“, ha come logica conseguenza il disprezzo della bellezza di una solida, profonda e responsabile relazione duratura. È cosa del tutto legittima, si argomenta, scegliere di vivere come più aggrada. Ma, si aggiunge, se ci si esalta per le tentazioni del mondo, allora significa che si disprezza ogni relazione consolidata negli anni e rafforzata dalle difficoltà, da una tenace anche se non sempre facile fedeltà. Il seduttore evoluto sarebbe insomma uno scettico con la perversa volontà di denigrare ciò che dura nel tempo e si crea giorno per giorno nella difficoltà ma anche nelle seppur moderate dolcezze di una vita in comune.
Lo scetticismo può essere cosa buona se serve per riconoscere alcune delle illusioni a cui incoscientemente si affida il genere umano. Ammesso comunque che il denunciare una illusione sia gesto magari utile ma pur sempre fastidioso, il lettore intelligente può cogliere nel seduttore evoluto l'esempio negativo da cui prendere le distanze. Invece di contraddire la propria natura dandogli ragione, può come reazione alimentare ulteriormente le proprie illusioni amorose facendosi promettere e promettendo amori anche più che eterni rendendosi nel contempo cieco sui "fiori" che lo circondano. Contento lui!
Il seduttore evoluto non intende affermare che la disillusione sia sempre più auspicabile dell'illusione: il diffidare delle illusioni non gli impedisce di diffidare anche di ciò che disillude. Nel suo scetticismo si rispecchia piuttosto la sua indole moderata: rifugge ogni forma di estremismo perché si prende la libertà di selezionare volta per volta l'atteggiamento che più gli sembra opportuno. Quando il caso o eventi imprevedibili determinano il destino di una relazione, è bene non affidarsi a certezze che in ogni momento potrebbero rivelarsi ingannatrici. Concepire le relazioni amorose come incerte non significa svilirle, significa piuttosto accoglierle per quelle che sono. In ogni caso il sapere vedere e apprezzare il giardino della vita può fungere spesso da ottima compensazione per ogni illusione perduta.
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