L'osservazione del comportamento animale è spesso di grande utilità per imparare a vivere in modo dignitoso da umani. Fare caso a come le gatte abbandonano all'improvviso i loro piccoli dopo essere state per diverse settimane tutto il loro mondo ne è senza dubbio un buon esempio. È di certo questa un'esperienza che intristisce e angoscia non solo il bimbo innocente che comunque può poi trovare conforto, lui sì, tra le braccia sempre aperte della mamma. Il povero gattino orfano della tenerezza del corpo materno, privato del suo nutrimento fisico e psicologico, sprofonda in una desolazione in cui gli umani anche adulti non possono non ritrovarsi: ogni addio porta con sé la stessa angosciata desolazione procurata nell'animaletto dal soffio minaccioso della madre che gli nega le sue mammelle paradisiache. È infatti esperienza per noi dolorosamente abituale quella di doverci separare dal mondo che abbiamo creduto ci dovesse appartenere per sempre. L'avvertire che ci abbandona e diventa altro da noi, ci lascia impoveriti, bisognosi e indifesi proprio come il gattino della nostra infanzia.
A differenza del gattino che dopo qualche giorno sa trovare nella sua ciotola il nutrimento necessario e in gomitoli, tende o nella coda di una madre indifferente il proprio compagno di giochi, gli umani faticano a riprendere a vivere col tormento di ciò che hanno perso. Questo vale in particolare per le questioni amorose. Una volta abbandonati dal loro amore, nel migliore dei casi, trovano in tragiche rappresentazioni del proprio dolore – in lunghe lettere come in nostalgiche poesie – un antidoto al male che però è anche ulteriore veleno. Gli umani, inebriati da uno sguardo trascendente sull'amore si inerpicano con le loro poesie nelle loro solite esagerazioni: la persona amata prima da angelo si fa diavolo, il mondo da paradiso accogliente diventa con l'abbandono un inferno maledetto.
L'esperienza pur durissima attraverso cui la gatta rende abile alla vita la sua prole è quella di fare prendere tempestivamente congedo da ogni idea di paradiso su questa terra. Al massimo ci si può immaginare una terra fertile e serena che per un po' di tempo, solo per un po' di tempo, accoglie e consola. Ma quando la si perde, e perdere le cose è faccenda del tutto normale per i terrestri, si deve cercare una terra nuova, dunque non là dove è stata perduta ma altrove, in altre forme e in altri modi.
Il paradiso dell'amore che tutto offre e che nulla lascia da desiderare non è, per fortuna, cosa terrena, come hanno imparato, per esempio, i nostri amici felini. Un paradiso lo può essere unicamente come risultato di una ebbrezza momentanea, come illusione in cui ci può si perdere di tanto in tanto ma solo per imparare come si fa ad abbandonarla.

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