domenica 19 gennaio 2014

LA DONNA DELL'AMICO




Che l'amicizia sia un valore sacro ce lo diciamo con grande serietà ogni volta se ne presenti l'occasione. Bisogna scendere di molto i gradini dell'abiezione morale per vendere proprio a un amico una macchina troppo usata come se fosse in buone condizioni. Per questa ragione vi sono sì consulenti finanziari disposti a collocare titoli tossici nel portafoglio titoli  del fratello o del parroco, ma mai di un amico. Per non parlare poi degli avvocati matrimonialisti pronti a mettersi in combutta con l'avversario per fare scucire alimenti esorbitanti a un marito qualsiasi purché non sia un amico. Tra i beni più sacri e intangibili di un amico vi è ovviamente la sua donna. “Mai con la donna di un amico” è la regola ferrea verso cui tutti mostrano una venerazione incrollabile. Almeno in teoria, soprattutto in teoria. Basti ricordare come in letteratura, notoriamente fatta solo di parole, questo tipo di tradimento sfoci immancabilmente in tragedia. Finché il cornuto è reso tale da un tipo qualsiasi, la faccenda è tragica solo per il malcapitato, per gli altri è una commedia di cui si può ridere beatamente. Quando a tradire è invece un amico nessuno trova da divertirsi, si vive anzi in modo empatico il dramma  di qualcosa che finisce per sempre: l'amore, l'amicizia e, spesso, la vita stessa. Questo avviene in letteratura, si diceva. Non sempre, anzi raramente nella vita e, tutto sommato, non c'è da dispiacersene troppo.

Nella vita vera si ha piuttosto la sensazione contraria e forse non è solo frutto di una fantasia malata e di una mente cinica il pensiero di come talvolta a tenere in vita una amicizia sia proprio la presenza di una donna. Ed è forse una esagerazione, ma forse anche no, pensare come proprio l'amicizia rappresenti una sorta di incentivo a concedersi una relazione extraconiugale. Non si cade in tentazione nonostante l'amicizia, ma proprio grazie ad essa. Innanzitutto, anche se non è bello dirlo, è proprio la fiducia dell'amico a far sì che si possa osare prima e anche di più del solito. Quale marito, del resto, vorrebbe mostrarsi geloso proprio dell'amico che si propone di riaccompagnare a casa la moglie? Per esempio dal corso di balli latino-americani se nessuno può passare a prenderla quando ci si trova fuori per lavoro. E poi può benissimo accadere che abbiano una passione in comune, la corsa dei cavalli, per esempio. Non è una fortuna potere andare soli e indisturbati allo stadio per la partita di calcio?
Quello che potrebbe poi apparire uno sfacciato corteggiamento, per esempio una serie troppo lunga di attenzioni o di sguardi insistiti e decisamente carezzevoli, ha l'innegabile privilegio di valere solo come una manifestazione dell'affetto verso l'amico che coinvolge naturalmente anche le persone a lui care. 
Va comunque da sé che le opportunità migliori e meno rischiose si aprono dalla frequenza dei contatti. La conoscenza delle abitudini e degli spostamenti sono la condizione ideale per programmare un innocente incontro casuale. E a chi non è mai capitato di andare a cercare a casa un amico e di trovare solo la moglie?

Il seduttore evoluto, pur per sua natura molto scettico nei confronti delle circostanze favorevoli, non  ha l'ambizione di mostrarsi moralmente superiore a coloro che, approfittando dei vantaggi dell'amicizia, si concedono al piacere di una prassi sociale rigettata solo a parole. L'unica sua accortezza è la consueta attenzione al rapporto tra i costi e i benefici. Non sono poi così frequenti le amanti che valgono un buon amico. 

domenica 5 gennaio 2014

LA POTENZA DELLA VOLONTÀ




La befana ha una grande importanza nella nostra vita probabilmente perché già dalla più tenera età ci introduce a una esperienza che soprattutto da adulti ci dà molto filo da torcere: lo scontro perturbante con la doppia natura di ogni faccenda umana, il suo apparirci secondo il caso immensamente buona o tremendamente cattiva. Da bambini si è in genere protetti dalla benevolenza dei genitori che, mettendo regali e dolciumi nella calza, impediscono alla befana di essere quella che appare, vale a dire una orrenda megera capace solo di vendicarsi con carbone e cipolle per banali marachelle, per capricci appena accennati. Da adulti invece non c'è nessuno che ci protegga quando ci toccano cose brutte al posto di quelle belle. Così si rimane soli col proprio sconcerto se ci si accorge  di come gli stessi oggetti, luoghi, persone che  ci hanno aperto l'anima e il cuore alla beatitudine più assoluta, possano gettarci nello sconforto più profondo. Gli amanti abbandonati sanno bene come lo stesso tramonto, la stessa notte stellata e la stessa pioggia sui vetri che hanno deliziato il loro animo e dilettato le loro membra, possano trasformarsi in atroci sofferenze per lo spirito e la carne soltanto se l'amata non è più con loro. Le cose del mondo si trovano sempre in bilico tra la benevolenza e l'ostilità giacché dipendono pericolosamente dalla mutevole condizione di chi le incontra.

Come accade in letteratura, è l'ultimo evento che può fare apparire una storia consolatoria o angosciante. Così  ci si ritrova indifferentemente con una visione della vita disillusa e avvilita o una positiva e ottimistica in base ad accadimenti del tutto casuali come, rispettivamente, una separazione dolorosa o un incontro stimolante. Se non si impara a difendersi ci si ritrova in balia della casualità dell'ultimo evento, si rimane impotenti di fronte al suo terribile potere di trasformare il nostro mondo e il suo senso.  

Se bastasse la volontà  per dirottare a proprio piacimento le circostanze, allora la sottomissione al potere dell'ultimo evento non sarebbe così drammatica: anche nel caso più nefasto ci sarebbe la possibilità di fare qualcosa, di impegnarsi per riconquistare le certezze perdute. Purtroppo, o per fortuna, alla nostra volontà non tutto è possibile. Tra le sue impossibilità vi è quella di cancellare il passato. L'amata potrebbe anche tornare, ma rimane comunque indelebile l'esperienza del suo abbandono, della sua trasformazione da figura del bene a quella del male, da angelo a diavolo. Quella che è stata è scomparsa col suo gesto di disamore e nessun oblio volontario potrà riportarla.

Eppure la volontà non è del tutto impotente. Può fare prendere, per esempio, le uniche decisioni che salvino, se non l'amore, almeno molte delle cose buone del mondo: le decisioni che ci impegnano a intendere l'accaduto doloroso nel modo più favorevole. La separazione allora può essere considerata, se si è in grado di farlo, come una esperienza opportuna, addirittura buona. Si tratta insomma di sapere scegliere ciò che volge al meglio, o almeno non contrasta l'ineludibile corso degli eventi.

Se la forza di volontà degli umani non può tutto, allora la sua funzione precipua non è nel modellare gli eventi secondo il nostro volere ma nel sapere trovare interpretazioni a ciò che accade che si armonizzino con l'esistente e lo valorizzino. Per questa semplice ragione è molto utile sapere vedere un angelo e non un diavolo nell'amata di cui ci è cara la presenza. Se poi la volontà interpretativa non regge di fronte alla forza distruttrice degli eventi, allora la decisione migliore è quella di scegliere di soffrire. Pure questo è un gesto volitivo che indica volontà di potenza: ciò che si è deciso in autonomia può essere revocato in ogni momento.

COLTA SUL FATTO Ero andato ad aspettare Olga all’aeroporto, lo facevo spesso per evitarle la fila ai taxi. L’avevo intravista gi...