sabato 19 ottobre 2013
LA GELOSIA: SE PUOI PENSARLO PUOI FARLO.
La gelosia è uno dei grandi temi della letteratura del 20° secolo. Soprattutto gli uomini lo hanno trattato con grande acribia godendo, grazie alla confessione di questa loro debolezza, del divertimento estetico di mettere a nudo le fragilità, le nevrosi e anche le stupidità del genere umano tutto.
Nella vita vera sembra tuttavia semplicemente una patologia da combattere perché comporta una sintomatologia molto deleteria per la serenità e l'equilibrio della coppia. Talvolta arriva a forme di vera e propria tortura psicologica per entrambi i partner, tanto per il soggetto attivo quanto per quello passivo. In taluni casi, come è tristemente ben noto, si arriva addirittura al crimine.
Anche se si tratta di un fenomeno sempre meno comprensibile nonostante l'impegno di tanti scrittori, almeno una certezza c'è. Si tratta inequivocabilmente di una manifestazione ambigua, sospesa tra opposti: il timore ossessivo è anche un desiderio tenace, profondo e inconfessato. Non sembra dunque un caso se tutto ciò che si mette in atto per scongiurare il pericolo più temuto sia anche ciò che istiga a compierlo. Infatti nulla come recinti, sbarre e muri alimentano il desiderio di libertà e con esso l'acume per ottenerla. Ne consegue che la prevenzione migliore dovrebbe essere individuata nel non intervento sulla libertà di spazio e di azione della partner. Ne consegue l'idea solo apparentemente paradossale che l'autenticamente geloso dovrebbe astutamente astenersi da ogni azione di controllo.
Una strategia basata sull'assenza di strategie non sarebbe difficile da mettere in atto se si fosse in grado di fare una coraggiosa ammissione: ad alimentare il trasporto emotivo ed erotico verso la propria donna concorre in modo decisivo il desiderio altrui. Se insomma si avesse l'ardire, e la sincerità, di accettare l'idea, seppur decisamente nichilista, di potere desiderare solo ciò che altri desiderano, allora la gelosia non verrebbe vissuta come una patologia della coppia ma come una sua benedizione, come l'effetto di una energia da convogliare nella giusta direzione.
Il seduttore evoluto sa questo, ma anche altro. Sa bene, per esempio, come chi sia in grado di immaginare appassionati, coinvolgenti e del tutto appaganti tradimenti è anche in grado di cercarli e, forse, pure di trovarli. Per questo la gelosia, tra le molte altre cose, è una traccia ben riconoscibile dei desideri inconfessati che pullulano nella mente del geloso. Il fatto che le donne ne parlino molto meno degli uomini potrebbe dunque essere una forma di astuzia femminile per non svelarsi e non esporsi troppo al controllo altrui.
Il seduttore evoluto, anche in questo caso, affina la sua arte dalla frequentazione e dall'osservazione attenta del mondo femminile.
sabato 5 ottobre 2013
L'AMORE CELESTIALE
Innamorarsi è la cosa più bella del mondo, è anzi così bella da non apparire neanche di questo mondo. L'innamorato vive, come è noto, almeno tre passi sopra il cielo e così non vede e non sente nulla di ogni cosa che sta sulla terra. Ogni paura scompare, così come ogni imperfezione in colei che l'ha sollevato dalla miseria umana e trasportato in un luogo di luce privo di ogni tenebra. L'innamorato è convinto in cuor suo di avere incontrato un angelo, non un essere umano. Chi altro potrebbe altrimenti condurlo al di là e al di sopra di ogni affanno e timore in un regno dove ogni contatto conduce in sfere celestiali ed è promessa di durata perenne? Nel loro abbraccio, dice il poeta, gli innamorati osano vaneggiare l'immortalità.
Mille volte si può ripiombare nel corso di una vita in tale stato tra l'ebbro e l'allucinato, in ogni caso di impagabile felicità. Può capitare a qualsiasi età e condizione esistenziale, in barba ad ogni esperienza passata e a ogni ragionevolezza. Tra le cause che lo rendono possibile vi è di certo una mai sopita nostalgia per la promessa divina del paradiso. Nonostante che l'uomo moderno sappia intravedere nelle cose terrene solo l'annuncio della morte di Dio, permane nascosta in forme umane l'attesa di un mondo divinamente perfetto. È così che nell'innamorata l'innamorato cerca il paradiso perduto e ogni sua dichiarazione d'amore non è che una preghiera in cerca della salvezza e della felicità incontaminata del paradiso.
Sarebbe uno stato del tutto invidiabile se il paradiso realizzabile sulla terra preservasse dall'effetto collaterale di umanissime sofferenze. Chi sa immaginare un paradiso sa anche della eventualità di trovarne la porta chiusa, o di quella di perderne il diritto di cittadinanza. A ogni paradiso negato non vi può essere che l'inferno come unica alternativa. Gli angeli, si sa, possono trasformarsi, per vanità o quant'altro, repentinamente in demoni. Per chi allora voglia sottrarsi qui sulla terra alle pene dell'inferno sa che deve immaginare l'amore nelle imperfezioni e nella labilità della condizione umana. Perderà qualcosa in ebbrezza, passione e trasporto, ma si libererà del timore di cadere nel fuoco della Geenna.
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