mercoledì 10 luglio 2013

LA SCHIAVITÙ DEL MAL D'AMORE




Il mal d'amore non si può né prevenire né curare. Bisogna rassegnarsi: l'amore fa soffrire e non è fatto per chi non ha una soglia del dolore affettivo abbastanza alta. Il seduttore evoluto, pur con tutto il suo disincanto sulle faccende di cuore, non ha insegnamenti che possano prevenire  e curare il mal d'amore.

È inutile convincersi di vivere in un amore a tempo, è vano ricordarsi ogni giorno di essere in balia del caso e delle circostanze, è ozioso ripetersi in ogni occasione come il patto d'amore corra ogni momento il rischio di essere violato. Del tutto superfluo è inoltre il mettersi d'accordo di rimanere assieme per l'estate, finché non torna l'altra o l'altro, finché uno dei due non si stanchi. Gli accordi possono anche essere rispettati. Il male inizia tuttavia quando ci si rende conto che ciò che accade fuori di noi non corrisponde a quello che accade dentro di noi. Anche la più tenace delle volontà, la più saggia delle consapevolezze nulla possono se il sentimento d'amore continua a manifestarsi anche dopo la fine dell'amore.

Persino cure semplicemente palliative sul sintomo non possono procurare alcun sollievo nemmeno nelle casistiche meno gravi. Le sbornie passano sempre troppo presto, in viaggio si è accompagnati da un unico pensiero ossessivo, la ricerca di surrogati sfocia nelle situazioni più imbarazzanti e moleste. Si possono fare tutte le pulizie casalinghe possibili, cambiare arredamento o anche casa, ma il tormentoso pensiero fisso rimane.

Il sentimento amoroso non si lascia soggiogare né dai diktat di patti, né dalle ferree leggi della ragione. È  la parte di noi che non sa piegarsi di fronte a nessuna autorità ed esce vincitrice nel conflitto con qualsiasi ragionevolezza, con qual si voglia morale. Accentarne il tremendo potere senza sentirsene schiavo, ma accoglierlo come la faccia terribile ma ineludibile di una meraviglia dell'umano, è forse l'unica possibilità di ottenere una sconfitta dignitosa

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