"Ho a lungo odiato il caso, non per i suoi capricci ma al contrario per la sua assenza, la sua ostinazione a non presentarsi. L'ho aspettato con impazienza affinché venisse a liberarmi della consuetudine, dalla prevedibilità, dall'organizzazione e dalla razionalità. Il suo manuale, benché un po' – solo un po' – più interessante di altri, ha il pesante torto di non valorizzare il caso, considera anzi l'eros una faccenda organizzata, razionale, morale, troppo edificante e troppo saggia nella sua pianificazione pure del fallimento.
Le voglio raccontare qual è il vero piacere della seduzione, un piacere che vive e si rafforza con l'unica vera anima dell'eros, l'amico più fedele della trasgressione, del dominio e della fuga: il caso, appunto.
Mia madre ha avuto la bella idea di regalare a me e a mio fratello un cellulare identico. Così ho pensato fosse il mio a segnalare un sms. Il testo mi ha lasciato solo qualche minuto di perplessità: "Ho voglia anch'io di conoscerti. Ci troviamo domani alle 13 al museo. Cordelia". Mi ci è voluto solo un attimo per capire che finalmente il caso veniva a concedermi un'occasione.
Alle 12.30 mi aggiro per le sale della pinacoteca. So che un animo delicato e fragile di fanciulla non sa resistere alla tentazione di essere con largo anticipo sul posto del primo appuntamento. Non può non essere lei, una deliziosa biondina dallo sguardo vigile e speranzoso di incontrare un'anima delicata quanto la sua che voglia accorciare anche solo di qualche minuto l'attesa di un incontro. I suoi occhi osservano tremolanti intorno e disegnano di tanto in tanto sul giovane volto una leggera smorfia di delusione. Mi metto in piedi accanto a lei. L'apprensione – verrà, non verrà? – dà un rosa acceso alle sue guance, ne tende la pelle a la profuma di un aroma irresistibile che mi tiene legato all'alone d'aria che la circonda.
Già poco prima delle tredici inizia a controllare con insistenza l'orologio, manca ancora qualche minuto all'una quando inizia a fare il giro delle sale: "Forse – penserà – mi è sfuggito ed si è fermato in un posto qualsiasi!". Mi siedo nella prima sala e conto intorno alle 13.20 almeno cinque suoi giri dall'inizio alla fine dell'esposizione.
Alle 13.30 si siede esausta, delusa, affranta nella sedia nell'angola lasciata momentaneamente libera dell'addetto alla sorveglianza. Le passo di nuovo accanto, incrocio il suo sguardo e le dico: "Scusa, cerchi forse tuo padre? Un signore si aggirava poco fa tra le sale e aveva tutta l'aria di essere alla ricerca di qualcuno". Mi osserva con un attimo stralunata, poi abbozza un sorriso muto, svogliato, sovrappensiero e se ne torna mogia a ripetere con la più esigua delle fiducie il suo giro.
La rivedo, sono le due, in piedi nell'atrio. Nessuna speranza anima più il suo sguardo. Ogni suo gesto esprime desolazione, timore, spaesamento. "Non hai trovato tuo padre?" mi rivolgo ancora a lei con finta fraterna premura. Mi osserva sorpresa, con un sorriso, solo un sorriso, brevissimo ma di tutt'altra natura rispetto al primo: ora sa del segreto di una innocenza che comincia a perdersi. Potrei iniziare a parlarle. Una ragazzina incontrata per caso in un luogo pubblico in mezzo a gente che non conosce, si sente tanto fragile da accettare una conversazione con la prima persona gentile che incontra. Rispondo invece appena al sorriso senza lasciare emergere nulla di ciò che di lei so e ho capito. Mentre la saluto mi rifugio nell'espressione di chi crede alle sue parole incongrue: "Mi ha chiamato, ha avuto un contrattempo, ora arriva".
Gentile signore, Lei fa della seduzione un puro piacere estetico, vale a dire uno dei modi, forse un po' più saggio di tanti altri – solo un po' – di separare l'eros dall'incontro con l'altra. Più che incontrarla desidera dominarla. Il dominio però gliela sottrarre all’attenzione, gliela camuffa e gliela nasconde. Soprattutto lascia intatta quella sua solitudine da cui è stato spinto ad occuparsi di lei. E pure le sue ossessioni sono rimaste quelle che erano. Le resta tuttavia il racconto che può mettere in scena liberamente il caso e il piacere prodotto dal dominio. Anche se tutto il suo piacere si alimenta di pura immaginazione non è certo poca cosa e tuttavia non è abbastanza per vivere.


