Un intelligente amico filosofo mi ha sorpreso con una obiezione al seduttore evoluto di un certo interesse. “Il suo modo di stare al mondo considerando la terra come un grande giardino ricco di bei fiori colorati – ha detto – esclude ogni processo evolutivo. L'uomo evoluto non è quello che si bea del creato, ma quello che ne è insoddisfatto e che dalla sua insoddisfazione trova lo stimolo per migliore sé e il suo ambiente, per cambiarlo conoscendolo più in profondità. Se fosse per il seduttore evoluto l'uomo si sarebbe accontentato del caleidoscopio e non avrebbe mai inventato il microscopio”.
Il mio intelligente amico filosofo ha in mente l'idea di progresso della modernità. L'evoluzione del seduttore è però caratterizzata da aspetti decisamente estranei al nostro orizzonte moderno. Per lui, infatti, l'evoluzione non significa un continuo affinamento di capacità, un incessante approfondimento delle conoscenze, ma un progredire in quella caratteristica prettamente umana che è la capacità di adattarsi a tutte le situazioni, di sapere trarre il meglio da ogni ambiente. Gli animali si distinguono dall'uomo proprio perché mancano del tutto di questa caratteristica. Ce ne sono che vivono solo all'equatore e altri solo ai poli, altri ancora sanno stare soltanto in acqua e altri soltanto in aria. L'uomo si adatta a vivere a qualsiasi latitudine, può imparare a nuotare quasi come un pesce e sa costruire aggeggi che gli danno l'ebbrezza del volo come se fosse un uccello. A differenza poi degli animali non eccelle in nulla, eppur tuttavia si adatta a fare tutto. Non ha certo artigli in grado di spaccare un cranio in un sol colpo. Però con la mano chiusa a pugno può fare lo stesso molto male. La medesima mano sa accarezzare nel modo più tenero o suonare splendide melodie al pianoforte.
Ci sono però molte relazioni amorose tra gli umani, di certo non evolute, che assomigliano, per esempio, al lavoro della talpa: a forza di approfondire la conoscenza, di stare ben chiusi nel loro mondo, scavano nella loro vita come l'animale scava arditi e ingegnosi cunicoli nelle profondità della terra. Sono molto progrediti nel concepire e realizzare un'opera ingegnieristica di magnifica tortuosità. E sanno poi destreggiarisi con abilità nei suoi più oscuri meandri. Tuttavia si privano della luce del sole, dell'aria fresca e dei suoi profumi.
L'uomo tecnologico, apparentemente progredito che si identifica nel fare della sua tecnica, si avvicina paradossalmente agli animali. Si concentra con grande serietà sul proprio progetto e, prendendo un'unica direzione, si disinteressa di tutto il resto: costruisce torri sempre più alte, fabbrica autoveicoli sempre più veloci, accumula ricchezze sempre più estese e così via.
Il seduttore evoluto non è così profondo e così rigoroso. Non ha la serietà ma neanche l'irresponsabilità degli animali che non devono scegliere come essere perché si realizzano già nel loro fare. Il seduttore evoluto non abita la terra per fare tenacemente qualcosa di preciso, ma per essere sempre più compiutamente quello che è: un essere che non avendo nessuna specializzazione può scegliere cosa fare tra le molte possibilità che gli offre il creato. Ciò che segnala la sua evoluzione non è la cieca caparbietà, ma l'abilità di sapere distinguere volta per volta qual è per lui la cosa migliore.



