lunedì 20 febbraio 2012

LA VERITÀ DELLE VISIONI

Può accadere,trovandosi a una festa o a una mostra, in birreria o a una conferenza, di scorgere una donna che fa letteralmente girare la testa, anche se percepita da lontano e solo per un breve attimo. Lo stesso accade per la strada: un passo su una gonna svolazzante, la scia di un profumo inebriante, un movimento del capo che muove una chioma fluente possono rapire all'improvviso l'attenzione e i sensi di un uomo, apparentemente occupato in tutt'altre faccende.

Sia che ci si trovi in circostanze che favoriscono la percezione illusoria – come nella penombra di una sala da ballo o nei bagliori di  una nave da crociera – sia nel bel mezzo della più piatta e insoddisfacente quotidianità, tale suggestione ha tutti i caratteri di una esperienza visionaria. Anche gli effetti sono del tutto simili a quelli procurati da un'apparizione: la fugacità dell'immagine si stampa nella mente dell'uomo con una fissità che ha ben poco da invidiare a quella di una esperienza reale. Benché le apparizioni non possono certo offrire certezze affidabili, in un caso simile le si conserva nella memoria  come se fossero conoscenze certe e preziose.

Tali apparizioni non hanno
in sé nulla di particolarmente deleterio, sono anzi espressione di una qualità preziosa in un mondo concentrato sulle cose utili o semplicemente necessarie. Testimoniano infatti del desiderio di una vita migliore, della capacità di concepire una realtà più ricca di possibilità e di stimoli di quella data. Ogni visione di questo tipo è animata dall'ottimismo di chi crede ancora in nuove possibilità nella propria vita, anche in quelle fino allora pervicacemente negate dall'esperienza. Ed è di certo cosa buona e utile se rimane ancora vivo il desiderio di bellezza e di perfezione in barba a tutti i compromessi e le delusioni a cui costringe l'esistenza.

Gli effetti negativi di fronte a cui il seduttore evoluto mette in guardia si evidenziano solo se non si ha la consapevolezza di come le visioni dicano molto dell'uomo, ma nulla o ben poco della donna. In tal caso può risultare inutilmente deprimente lo scontro tra l'attesa di perfezione suggerita dalla visione e le magagne di un sorriso non proprio smagliante, di un lessico tutt'altro che ricercato, di gesti e movimenti per nulla misurati ed eleganti. Qualcosa di ancora peggiore tuttavia accade se si rimane pateticamente aggrappati
alla propria visione come se fosse qualcosa di reale e si continua, contro ogni evidenza, a venerare una immagine che è solo interiore. Difficilmente una donna, d'animo mite o bellicoso che sia, può perdonare un senso della realtà tanto deficitario.

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