Simona Morani, Cuore delicato, lavare a mano, Giunti, 2017
La giovane scrittrice Simona Morani torna, dopo l'ottimo esordio di Quasi arzilli, con una storia d'amore e i protagonisti sono ancora una volta anziani. La storia di Cuore delicato, lavare a mano ruota intorno Rina, vedova di soli, si fa per dire, 62 anni. Tra gli altri personaggi importanti non più nel fiore degli anni troviamo la sorella Ada e il decisamente maturo Nello, prima sfortunato corteggiatore dell'una e poi, con successo, dell'altra. La vicenda amorosa principale è l'innamoramento di Rina per Donato, un giovane in carriera gentile d'animo e affascinante d'aspetto. Si tratta ovviamente di un amore che non può dispiegarsi visto il divario di età, d'aspetto, d'ambiente. L'amore di Rina è un amore impossibile e lei lo sa bene. Donato è troppo giovane per lei, troppo bello, troppo in carriera, troppo diverso da colui che tutti, la sorella in primis, si aspettano possa sostituire un marito purtroppo deceduto prematuramente. Pure le amiche, tutte a loro modo un po' strambe, non mostrano affatto comprensione per i suoi sentimenti. Inoltre sa bene come nella sua posizione di manager di un prestigioso marchio automobilistico di successo, sia circondato da ragazze affascinanti, intelligenti e, come non può non pensare Rina, anche molto disponibili. Ciò nonostante il suo cuore si accende e le sue giornate cominciano a prendere altri colori e altri sapori se sa che deve arrivare Donato a portare o a riprendere le sue camice o i suoi abiti
Rina fantastica lo stesso un grande amore, a dispetto delle amiche e della pretesa della sorella di affibbiarle l'ormai ottantenne Nello che preferirebbe avere in casa una donna come lei alla scorbutica badante. Tuttavia non è una Madame Bovary che sta tutto il giorno a leggere romanzetti e a fantasticare storie d'amore mozzafiato. Rina lavora, la sua vita è la sua lavanderia. Non ha solo pensieri, ha anche mani sapienti e amorevoli. Sa immaginare cose belle, ma le sa anche fare. Così invece di sognare semplicemente l'oggetto del suo stupefacente desiderio, può occuparsi di Donato in modo molto concreto. Lava, stira, profuma, predispone le camicie e gli abiti che lo renderanno ancora più splendente e affascinante in giro per il mondo nelle sue presentazioni di auto meravigliose. Rina non vive solo di immaginazione, ma tocca, odora, vede da vicino ciò che appartiene al suo amore. Questa possibilità è avvertita da lei come un grande privilegio rispetto a tutti gli altri che lo possono solo osservare, un privilegio in grado di giustificare e alimentare il suo amore. Donato non è solo un prodotto della sua fantasia, ma anche delle sue mani, del suo lavoro. Il suo amore non è dunque per nulla platonico, per nulla autoreferenziale e chiuso in sé stesso. Rina ha la fortuna di potere tradurre il suo sentimento in gesto tangibile e trovare così una strada per materializzarsi in ciò che si può toccare, vedere, annusare. Ed è lei col suo lavoro a contribuire a renderlo seducente nella realtà, non solo nei suoi sogni.
Il tema sotterraneo ma pervasivo del romanzo può essere riconosciuto nel continuo ritorno del passato nell'esperienza amorosa: ogni volta che ci si innamora è come se fosse la prima volta. Fino in tarda età si freme ebbri di gioia e il mondo si trasfigura davanti ai nostri occhi quando si trova l'amore. Tutto avviene come se si potesse ritornare in ogni momento all'origine della nostra vita amorosa, come se ricominciasse ogni volta nuova. I flashback sulla prima storia d'amore di Rina confermano quello che è facilmente riconoscibile come un leitmotiv del romanzo: il passato ritorna, non è mai solo passato ma anche futuro, e talvolta persino presente. Tuttavia la formula ben conosciuta, il cuore non invecchia, corrisponde sì al vero ma la sua verità contiene anche una parte non vera. Il cuore invecchia come ogni cosa, ma la vecchiaia, come scopre Rina, è sì deficit, assenza, privazione, ma non solo. L'esperienza amorosa muta nelle forme, il suo compimento avviene in altri modi, in modi, più sereni, più rilassati, più lenti, più concreti. Il tempo che prende è anche il tempo che dà, questo è ciò che la giovane scrittrice apprende dalla sua stessa scrittura, dall'entrare nei pensieri, nei desideri e nella vita degli altri da lei: leggerezza, rilassatezza, pragmatismo e anche capacità di prendere congedo rendono la vita più autentica e più vera proprio quando si avvicina alla sua dissoluzione, vale a dire quando ritorna all'origine primaria, là da dove è venuta.
