venerdì 12 agosto 2016

LE PAROLE DELL'INIZIO



L'inizio è senza ombra di dubbio il momento più importante di ogni cosa. Per comprendere questa verità basta semplicemente considerare come in nessun caso sia possibilemettersi a cercare le cose che non sono mai cominciate. Ovviamente anche una esperienza umana di grande importanza come la seduzione ha nell'inizio un momento fondamentale. Se si sbaglia in quel frangente si rimane con un pugno di mosche in mano ed è del tutto inutile progettare altre fasi come l'invito a cena o il primo regalo. Semplicemente non c'è nessuna seduzione e dunque nessun seduttore.

Se anche i non seduttori evoluti riescono a capire questo ragionamento, un po' meno agevole è capire come il tacere, il rimanere zitti insomma, sia una delle tante possibilità per arrivare a far cominciare la seduzione. Molte esperienze fallimentari dipendono dalle parole sbagliate nell'approccio. Del resto è anche molto difficile trovare le parole giuste se si vuole avvicinare qualcuno che non si conosce. La richiesta di informazioni sulle generalità come se si fosse un carabiniere in servizio, o di carattere biografico come potrebbe accadere in un colloquio di lavoro sono superate in inadeguatezza, e nei loro effetti catastrofici, solo da un approccio con domande da confessionale, quelle che possono venire in mente solo a una festa quando si è cominciato a bere troppo presto. Ma il clou dell'errore e dell'inettitudine è raggiunto dalle parole che pretendono di dare inizio alla seduzione con un commento sugli abiti, o sulla pettinatura, o sugli occhi. Il non rendersi conto della delicatezza e delle conoscenze che presuppongono tali considerazioni segnala una inconsapevelezza che merita di essere punita con il più sprezzante degli sguardi. Un'unica eccezione può essere quando si presenta la facile opportunità di un commento su ciò che la bella estranea sta leggendo. L'eccezione però vale solo se si ha avuto in precedenza l'accortezza e la pazienza di cercare e trovare un rilassato contatto degli sguardi.

Il silenzio non è ovviamente disinteresse e disimpegno, non è il nulla. È invece un vuoto in cui si può fare accadere qualcosa. Visto che non si può capire che parole sensate possano esserci per chi non si conosce ancora, occorre fare attenzione a come si comporta nel piccolo spazio e nel tempo limitato in cui è necessario cogliere la palla al balzo. E lo si può fare osservando come reagisce alle cose intorno: sorpresa, ilarità, compiacimento a seconda che accada qualcosa di strano, di ridicolo, di divertente. In tal modo si possono cogliere le sue eventuali reazioni come un pretesto per un commento rompighiaccio. Solo nel silenzio attento e riflessivo si possono individuare le occasioni offerte dalle situazioni affinché le parole nascano e abbiano una collocazione precisa in quella situazione e solo in quella. Soltanto così si può ottenere l'effetto dell'originalità e godere di tutti i vantaggi di un buon inizio.






COLTA SUL FATTO Ero andato ad aspettare Olga all’aeroporto, lo facevo spesso per evitarle la fila ai taxi. L’avevo intravista gi...