mercoledì 22 giugno 2016

IL BISOGNO E IL DESIDERIO





Il seduttore evoluto sa riconoscere bene la differenza tra bisogno e desiderio, anzi è del tutto consapevole di come tra loro vi sia contrapposizione, come addirittura indichino atteggiamenti contrapposti, pressoché inconciliabili.

Se è tutto sommato facile e agevole soddisfare il primo è, deve essere, impossibile appagare il secondo. È così che talvolta, per ragioni contingenti, si preferisce dimenticare i desideri per dedicarsi ai ben meno problematici bisogni. Tuttavia, al contrario di come la morale corrente potrebbe suggerire, in quest'ultimo caso, nel caso dunque della preminenza data ai bisogni – non significa pensare solo a se stesso riducendo l'altro a puro strumento dedicato unicamente alla propria soddisfazione. Anche la soddisfazione di un bisogno rende necessaria la presenza empatica, calda, concretamente amorevole dell'altro. È piuttosto il confonderlo con un desiderio più o meno nobile a trascinarlo in una dimensione astratta che lascia, non può non lasciare insoddisfatti. I desideri, come l'esperienza ci suggerisce, sono per loro natura infiniti e non possono mai raggiungere pienamente ciò a cui ambiscono. La loro realizzazione ci ricorda come la realtà non possa mai raggiungere la pienezza di un piacere immaginato. Per questo i desideri, una volta trasformati e decaduti nell'ambito dell cose reali, conducono con facilità a sentirsi soli e insoddisfatti.

Nella richiesta di soddisfare un bisogno è invece sempre molto chiaro l'obiettivo: dalla sicurezza della stabilità alla richiesta di libertà, dalla rassicurazione sulla durata alla soddisfazione contingente di un istinto, dal calore di una presenza al senso di indipendenza che può dare un hobby, un'amicizia, una vacanza esclusiva. Un bisogno nasce solo dall'esigenza di essere appagato e non chiede altro. Un desiderio è certo uno stimolo per immaginare una vita migliore che non ci è concessa, per arricchire di visioni una quotidianità troppo sobria anche nei giorni di festa. Tuttavia i suoi obiettivi vengono mancati ogni volta che lo si trasforma in realtà concrete. Il desiderio, in quanto tale è costantemente oltre sé, è costitutivamente trascendente l'orizzonte che segna i nostri confini.

Far morire ogni desiderio per limitarsi ai bisogni conduce però inesorabilmente al tradimento di una tensione del tutto umana verso mondi altri rispetto a quelli dati. Questa tensione esige sì la prefigurazione  di un mondo ideale ma anche la sapienza di riconoscerlo nell'assenza. Il desiderio che si realizza come presenza si brucia, si fa cosa semplicemente terrena e così scompare soffocato dalla sua concretezza traditrice. Per questo ci conduce inesorabilmente alla depressione ed è anche per questo che esige saggezza. Se il bisogno ci consegna l'eredità istintiva e concreta del nostro appartenere alla terra e in tal senso ci viene dato, la cura del desiderio è solo una conquista della saggezza.

COLTA SUL FATTO Ero andato ad aspettare Olga all’aeroporto, lo facevo spesso per evitarle la fila ai taxi. L’avevo intravista gi...