Il partner frustrato nella sua offerta sessuale non può, purtroppo o per fortuna, appellarsi a nessuna giustizia che lo risarcisca del desiderio represso. Nemmeno il partner che si nega può rivolgersi a una qualsivoglia istanza che gli garantisca il diritto di essere lasciato in pace. Chi del resto esalta la sessualità come una dimensione inalienabile dell'istinto naturale contraddice la natura della propria pulsione se si appella all'altro affinché si sforzi di pensare più al sesso: la sessualità non è dominabile dalla volontà esattamente come non lo sono il respirare o il nutrirsi. Per questo l'agire su di sé per soffocare ciò che si reputa un istinto naturale è una sorta di castrazione, se non di suicidio: se non si respira, o non si mangia, si muore. L'istinto sessuale non ci appartiene del tutto. Lo si può gestire, ma non soffocare o richiamare su imposizione. Come si può parlare di riso o di pianto se il ridere o il piangere non nascono spontaneamente?
lunedì 11 aprile 2016
“IN QUESTA CASA NON SI SCOPA PIÙ”
“In questa casa non si scopa più” è una frase che non dovrebbe sfuggire mai. Tuttavia, vista anche la difficile e nient'affatto rara condizione emotiva che induce a pronunciarla, non è poi così infrequente doverla sentire o proferire quando si vive nella condizione di accoppiati. Non sempre il desiderio sessuale è infatti distribuito in egual modo tra le persone. Per questo può accadere a tutti di vivere momenti anche lunghi di astinenza se capita di mettersi con un partner dalle propensioni sessuali molto ridotte o addirittura assenti. Ma anche se è raro il caso di assoluto disinteresse sessuale, non lo è quello di profonde divergenza tra i partner su modi e frequenza.
Il partner frustrato nella sua offerta sessuale non può, purtroppo o per fortuna, appellarsi a nessuna giustizia che lo risarcisca del desiderio represso. Nemmeno il partner che si nega può rivolgersi a una qualsivoglia istanza che gli garantisca il diritto di essere lasciato in pace. Chi del resto esalta la sessualità come una dimensione inalienabile dell'istinto naturale contraddice la natura della propria pulsione se si appella all'altro affinché si sforzi di pensare più al sesso: la sessualità non è dominabile dalla volontà esattamente come non lo sono il respirare o il nutrirsi. Per questo l'agire su di sé per soffocare ciò che si reputa un istinto naturale è una sorta di castrazione, se non di suicidio: se non si respira, o non si mangia, si muore. L'istinto sessuale non ci appartiene del tutto. Lo si può gestire, ma non soffocare o richiamare su imposizione. Come si può parlare di riso o di pianto se il ridere o il piangere non nascono spontaneamente?
Il partner frustrato nella sua offerta sessuale non può, purtroppo o per fortuna, appellarsi a nessuna giustizia che lo risarcisca del desiderio represso. Nemmeno il partner che si nega può rivolgersi a una qualsivoglia istanza che gli garantisca il diritto di essere lasciato in pace. Chi del resto esalta la sessualità come una dimensione inalienabile dell'istinto naturale contraddice la natura della propria pulsione se si appella all'altro affinché si sforzi di pensare più al sesso: la sessualità non è dominabile dalla volontà esattamente come non lo sono il respirare o il nutrirsi. Per questo l'agire su di sé per soffocare ciò che si reputa un istinto naturale è una sorta di castrazione, se non di suicidio: se non si respira, o non si mangia, si muore. L'istinto sessuale non ci appartiene del tutto. Lo si può gestire, ma non soffocare o richiamare su imposizione. Come si può parlare di riso o di pianto se il ridere o il piangere non nascono spontaneamente?
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