giovedì 19 marzo 2015

LA LINGUA DEL DESIDERIO



Il perché vi siano uomini che nell'incontro amoroso utilizzino solo rare e ben poco ricercate parole si spiega probabilmente per il fatto che quando agiscono non avvertono alcun bisogno di comunicare in altri modi se non con i linguaggi dell'azione. Questo ovviamente non esclude che siano in possesso di una straripante carica erotica in grado di attrarre e coinvolgere le donne che la sanno apprezzare. Se tuttavia si chiede all'amore fisico qualcosa di diverso, di specificatamente umano rispetto alla sessualità animale, non si può prescindere dal linguaggio verbale, giacché è questo che ci distingue dalle altre specie animali. Quando non vi sia solo una benché salutare fame da placare, una naturale voracità da soddisfare, la parola diventa il tramite per l'incontro e la vicendevole esplorazione dei corpi.

Il desiderio reciproco trova nella sua trascrizione nel linguaggio verbale il modo di rappresentarsi, di farsi conoscere e contemplare, di evolvere in esperienza cosciente. In tal modo cessa di essere pulsione indifferenziata per diventare evento originale e irripetibile perché lo si plasma, lo si controlla, lo si guida. Non rimaniamo dunque inermi, semplicemente attraversati da un impulso incontrollato che ci sovrasta. L'eros che sa farsi anche parola consapevole ha poi la prerogativa di non sfuggire nell'attimo in cui si placa: continua a offrirsi come immagine che si concede a una sempre nuova contemplazione e che non cessa così di alimentare il desiderio.


La parola non permette dunque all'eros di consumarsi e di esaurirsi in una pura esperienza “culinaria” in cui si “consuma” la carne dell'altro. Il piacere sottolineato dalle parole nasce dal gesto volitivo di ricondurre all'ordine ciò che altrimenti si imporrebbe su di noi come necessità se non addirittura come bisogno compulsivo.Il ritorno della pulsione, una volta dominata, può avvenire allora in forme rituali – dunque consapevolmente regolate – in grado di esplorare ogni istinto che si cela nel mistero della sessualità. Così anche parole cruente come “ti mangio” diventano metafore che richiamano le profondità di oscuri desideri, ma lo fanno nella distanziante consapevolezza di forme allusive. L'eros accompagnato dall'energia plasmante e creativa del linguaggio verbale si esalta come esperienza di dominio su di sé che lascia spazio allo sguardo sull'altro.

COLTA SUL FATTO Ero andato ad aspettare Olga all’aeroporto, lo facevo spesso per evitarle la fila ai taxi. L’avevo intravista gi...